Salute, negli anni ’60 era la Mutua di Alberto Sordi. Ora c’è solo il Web

24 Nov 2016 18:35 - di Redazione

Negli anni ’60 c’era la Mutua: il dottor Tersilli dell’indimenticabile Alberto Sordi medico della Mutua, dalle cui labbra dipendevano, ed ai cui umori erano legati, specializzandi e pazienti. Cinquanta anni dopo, a soppiantarlo è il doctor web: Internet diventa lo specialista in camice bianco, a portata di click per pazienti sempre più consapevoli, individualisti, ‘aggressivi’ e superficialmente informati. E’ anche in questa parabola che si dispiega il rapporto tra italiani e salute negli ultimi 50 anni. A ripercorrerne le tappe fondamentali, dalla Mutua in poi, è il Censis, attraverso le 50 edizioni del ‘Rapporto sulla situazione sociale del Paese‘. Nell’ultimo 50ntennio, secondo l’analisi del Censis nella Ricerca ‘Gli italiani e la salute’ realizzata con il contributo di Farmindustria, i cambiamenti sul fronte della Sanità e della prevenzione sono stati enormi. Oggi, però, avverte la responsabile Welfare e Salute del Censis Ketty Vaccaro, “siamo di fronte ad un punto di svolta chiave: dopo i primi decenni di boom economico, assistiamo infatti ad un restringimento dell”ombrello’ rappresentato da Welfare e Sanità, e questo non può non avere conseguenze sullo sviluppo del Paese”. La Ricerca ripercorre, dunque, il rapporto di mezzo secolo tra italiani e salute, partendo dagli anni ’60 del boom economico e della sanità della Mutua, con le vaccinazioni che si affermano come strategia di prevenzione, e passando per gli anni ’70 con la nascita del Servizio sanitario nazionale, gli anni ’90 in cui il Ssn entra in crisi e la spinta alla crescita decelera, fino agli anni attuali: quelli della crisi ed in cui i tagli alla spesa sanitaria hanno “effetti regressivi” e la cultura della vaccinazione decade. Gli ultimi 10 anni sono anche quelli in cui cresce l’informazione sanitaria online, rischiosa perchè spesso inattendibile, ed in cui aumenta la percezione negativa della sanità italiani, con il 49,2% dei cittadini che giudica inadeguati i servizi sanitari. E, complice la crisi, 11 mln di italiani nel 2016 rinunciano a prestazioni specialistiche e diagnostiche. Diminuiscono anche i favorevoli alla devolution sanitaria in favore delle Regioni: sono il 44% nel 2014. In 50 anni, insomma, afferma il presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi, “per la salute degli italiani è cambiato tutto, ma oggi o ci riorganizziamo cercando un nuovo equilibrio, tenuto conto del costante invecchiamento della popolazione, o aumenteranno le disuguaglianze che già ci sono”. Le priorità, secondo Ricciardi, sono quindi tre: “incrementare la prevenzione, rendere i cittadini più responsabili evitando i fattori di rischio e riorganizzare la rete dei servizi con meno ospedali e più assistenza sul territorio”. Quanto al finanziamento, “il Fondo sanitario è a 113 mld, ma va considerato – avverte – che almeno 20-30 mld non sono usati bene a causa, ad esempio, di un eccesso di medicina preventiva”. Italiani, dal ’60 ad oggi, anche sempre più longevi, con la mortalità che si è ridotta del 50% per tutte le malattie. Ciò anche grazie ai nuovi farmaci, e 7mila sono i nuovi in sviluppo. Progressi che si affiancano però al problema dei costi: “Una soluzione va tuttavia trovata – conclude il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi – e l’approccio non può essere sempre e solo quello economico in termini di tagli”. Ah, però: vuoi mettere la vecchia Mutua del dottor Tersilli?

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