Renzi fomenta la Leopolda contro la minoranza Pd. La platea: “Fuori, fuori”

6 Nov 2016 18:48 - di Redazione

Altro che accordo sull’Italicum, nel Pd ci si prepara alla resa dei conti. Matteo Renzi, dal palco della Leopolda, attacca a testa bassa la minoranza del Pd e  “i teorici della ditta quando ci sono loro e dell’anarchia quando ci sono gli altri”. L’attacco eccita la platea.  I leopoldini gridano “fuori, fuori”  all’indirizzo della sinistra interna.”C’è un po’ di amarezza – rincara la dose Renzi –  perché in parte del nostro partito è prevalsa la tradizionale volontà non tafazziana”. “Hanno perso un congresso e usano il referendum come lo strumento per la rivincita. Non ve lo consentiremo”. Per il resto è il solito repertorio renziano. “Nelle prossime 4 settimane il derby è tra il canto di speranza per i nostri figli o la cultura della rassegnazione e piagnistei”. Oppure: “Il Paese che deve scegliere se essere patria del Gattopardo o dell’innovazione, dell’ennesima occasione perduta o laboratorio del futuro”. Però le previsioni per il referendum non sono buone per il Sì. E Renzi tenta di scacciare la paura:  “Credete ai sondaggi o in voi stessi e in quello che potete fare? Noi gireremo come trottole, con il sorriso e tra l’altro io sono anche convinto di vincere”.

La minoranza Pd: “Renzi fa l’arruffapopolo”

Non si fa attendere la risposta della sinistra Pd. Dice Nico Stumpo: “Non mi meravigliano i toni di Renzi, dopo tutto sono 7 anni che continua a fare il capopopolo piuttosto che il leader. Sia rispettoso delle scelte di tutti e faccia il mestiere al quale è stato chiamato, ossia il Presidente del Consiglio, e non l’arruffapopolo”.

Brunetta: “Quella di Renzi è retorica senza contenuti”

La conclusione della Leopolda è commentata anche  da Forza Italia“Il discorso di Matteo Renzi  – dice Renato Brunetta – è solo retorica senza contenuti. Non ha più argomenti, è finito, la sua storia politica si chiude qui. Cita i terremotati dedicandogli però solo alcuni minuti e poi sproloquia solo sul referendum. Un vero statista, un vero premier, avrebbe fatto il contrario e avrebbe fatto un discorso rivolto a tutti e non solo ai suoi seguaci. In ogni caso gli restano solo 28 giorni a Palazzo Chigi perché dal 5 dicembre Crozza e Benigni avranno un competitor in più, non ci sarà nessun governicchio e la parola tornerà agli italiani”.

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