In corso la battaglia finale per la riconquista di Mosul: l’Isis arretra

1 Nov 2016 18:59 - di Martino Della Costa

Si sta consumando nel cuore di Mosul la battaglia finale contro l’Isis: e la città simbolo dello scontro a cui si affidano le speranze di una resa incondizionata dei tagliagola al soldo del Califfo al Baghdadi è anche una trincea senza confine e senza pietà, dove sul campo restano, ancora una volta, anche le spoglie di innocenti vittime civili, usate dagli spietati jihadisti come scudi umani.

Mosul, civili come scudi umani e esecuzioni di massa

Già, perché mentre si apprende che le forze speciali irachene hanno preso l’edificio della tv di Mosul nel quartiere orientale di Gogjali. Mentre il generale maggiore, Sami al-Aridi, dà notizia di violenti combattimenti scoppiati vicino all’edificio della tv, l’unica emittente della provincia. Mentre le truppe irachene stanno cercando di avanzare in più aree possibili di Mosul e le forze speciali confermano il loro ingresso nella periferia occidentale della città per la prima volta dal 2014, quando la città cadde nelle mani dell’Isis divenendo di fatto la roccaforte dei miliziani jihadisti, a quanto riferito in queste ore a Ginevra anche dalla portavoce dell’Ufficio dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Ravina Shamdasani, citando diversi rapporti in possesso delle Nazioni Unite, ancora una volta l’Isis ha cercato di trasformare 25.000 civili in scudi umani per impedire la presa di Mosul da parte delle forze alleate, ma i raid aerei hanno impedito il trasferimento della maggior parte delle persone dai sobborghi vicini verso la città. “Abbiamo rapporti secondo i quali l’Isis ha cercato di trasportare circa 25.000 civili da Hammam al-Alil, a sud di Mosul, a bordo di camion e minibus verso Mosul e nei dintorni della città. Crediamo che la maggior parte dei camion non abbia potuto raggiungere Mosul a causa dei voli di pattuglia della coalizione nella zona”, ha detto la portavoce. “Tuttavia alcuni autobus hanno raggiunto Abusaif, a 15 km a nord di Hamam al-Alil City”, ha aggiunto Shamdasani, esprimendo “profonda preoccupazione per la sicurezza di queste persone e le altre decine di migliaia di civili che sarebbero state forzatamente trasferite dall’Isis nelle due ultime due settimane”. “Abbiamo inoltre ricevuto ulteriori rapporti di esecuzioni di massa da parte dell’Isis: sabato, 40 ex membri della Forza di sicurezza iracheni sono stati uccisi ed i loro corpi sono stati gettati nel fiume Tigri”, ha riferito infine la portavoce a conferma di una spietatezza che non conosce sosta; di un ricorso continuo alla strage e al sangue; di una ostinata determinazione a uccidere più che a resistere…

In campo, soldati iracheni, Peshmerga, milizie sunnite e sciite

La battaglia finale per Mosul è in corso e senza esclusione di colpi. I miliziani jihadisti “hanno arretrato la propria ridotta difensiva, attestandosi nel cuore della città”, hanno riferito gli attivisti anti-Isis dal fronte, secondo i quali le Forze speciali di Baghdad sono penetrate per “5 chilometri” all’interno di Mosul. “Il quartiere di Kharama è deserto, la popolazione aspetta l’arrivo dei liberatori”. Intanto, da un portavoce militare, il Colonnello John C. Dorian, si apprende anche che dall’inizio dell’offensiva, 16 giorni fa, i cacciabombardieri della Coalizione “hanno sganciato 3.000 bombe sulla città”, mentre tutti: forze governative irachene, milizie curde Peshmerga, miliziani sunniti filo-turchi e miliziani sciiti filo-iraniani, sono decisamente diverse, e con aspirazioni in certi casi palesemente contrastanti, le componenti che partecipano all’offensiva per strappare Mosul all’Isis. Una situazione che, se non dovesse essere gestita con attenzione e prudenza, potrebbe dare luogo a tensioni e anche a conflitti, coinvolgendo potenze regionali.

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