Mentre si chiede il perdono per Snowden, Obama libera i drogati

23 Nov 2016 18:38 - di Guglielmo Gatti

Una trentina di scrittori americani ha firmato una lettera aperta al presidente degli Stati Uniti Barack Obama chiedendogli di perdonare la “talpa” della Nsa Edward Snowden. Autori come Michael Chabon e Joyce Carol Oats sostengono che un atto di clemenza presidenziale, alla vigilia dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca sarebbe indispensabile «per mitigare il male provocato da insufficienze legislative e giudiziarie, da tribunali che delibererebbero ingiustamente e da leggi datate come quella sullo spionaggio la cui vaghezza rende troppo vasto e troppo severo il suo raggio di applicazione». Snowden è stato accusato di aver violato l’Espionage act quando ha passato materiale top secret della National Security Agency (Nsa)a giornalisti. Secondo gli scrittori, le sue azioni sono state patriottiche, altro che un tradimento, una posizione condivisa da altre personalità che hanno lanciato una campagna per scagionarlo: tra questi George Soros, Steve Wozniak e Jack Dorsey, gli attori Daniel Radcliffe e Rosie O’Donnell, il cantante Peter Gabriel e Martin Sheen, il presidente della West Wing televisiva.

Snowden era la “talpa” del Nsa

Nella lettera gli scrittori invocano Alexander Hamilton, il segretario al Tesoro di oltre due secoli fa al centro del musical più “hot” di Broadway, che nei Federalist Papers descrive il perdono presidenziale come «una prerogativa benigna». Se Obama perdonasse Snowden, sarebbe clamoroso. Con meno clamore il presidente americano sta lavorando per lasciare il suo marchio sul sistema della giustizia penale in America commutando la pena di centinaia di condannati per droga. Con gli ultimi 79 casi appena annunciati sono oltre mille le persone che si sono viste ridurre o cancellare la pena dopo essere finiti in prigione per reati non violenti legati al traffico di stupefacenti. La Casa Bianca ha spiegato che le decisioni, con numeri che non hanno precedenti in altre presidenze degli ultimi decenni, hanno l’obiettivo di ridurre le conseguenze di «leggi datate e ingiustamente severe» mentre la riforma della giustizia è bloccata in Congresso. A differenza del perdono presidenziale le commutazioni non cancellano il reato: riducono la pena del condannato ma non necessariamente lo rimettono subito in libertà.

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