Un parroco rompe gli indugi: «Diamo la svolta, facciamo sposare i preti»

6 Ott 2016 11:22 - di Giulia Melodia

Preti sempre più in crisi? Calo delle vocazioni? Addi repentini all’abito talare? Forse una soluzione al progressivo assottigliamento delle schiere di religiosi pronti alla consacrazione delle loro vite, c’è: o almeno, don Armando Trevisiol, 87 anni, una vita spesa a Mestre a favore dei poveri e degli anziani, propone la sua. E tra provocazione e senso pratico, il religioso offee sul piatto – a dir poco “speziato” – del dibattito culturale, la sua ricetta che, tra inedite argomentazioni e iperboliche digressioni, sostanzialmente torna a proporre soluzioni sul tavolo da molto: la possibilità di convolare a nozze per i sacerdoti e l’isitituzionalizzazione ecclesiastica della figura della “donna prete”.

Nozze per i preti, don Trevisiol riapre il dibattito

«La vita è evoluzione»: così don Armando Trevisiol, 87 anni, un veterano della Chiesa, spiega la sua scelta di dichiararsi favorevole ai preti sposati e alle donne con la tonaca. Lo spunto, come riporta il Gazzettino, è la vicenda che riguarda don Marco Scarpa, il parroco veneziano che nelle scorse settimane ha annunciato dal pulpito il suo addio al sacerdozio «per una verifica nell’ambito dell’affettività». Nell’ultimo numero de L’Incontro, foglio che don Trevisiol pubblica da una decina di anni in 5000 copie, il sacerdote chiarisce il suo pensiero. «Io sono del parere che prima o dopo la loro consacrazione i preti possono rimanere liberi nelle loro scelte di rimanere celibi o sposarsi – osserva il religioso, che per undici anni ha avuto Scarpa come suo vicario quand’era arciprete dei Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo, una delle parrocchie più importanti della Diocesi che ha guidato dal 1971 al 2005 – . Mi pare bello, affascinante e opportuno che nella Chiesa vi siano creature che facciano la scelta di dedicarsi corpo e anima ai fedeli da celibi. Però penso pure che non vi sia motivo di alcun genere per opporsi anche se chi sceglie di fare il prete lo faccia pure da coniugato. Tutte le motivazioni contro questa tesi mi sembrano antistoriche e non religiose».

Preti sposati e… donne prete

Non solo preti coniugati: don Trevisiol apre anche al sacerdozio femminile. «Aggiungo con estrema franchezza – sottolinea – che è giunto il tempo che pure le donne nubili o coniugate possano fare la scelta di servire Dio e il prossimo all’interno della comunità cristiana esercitando il ministero sacerdotale». Anche in questo caso, «gli argomenti contro – conclude – sono per me futili, arretrati e minimamente religiosi». Un ecumenismo culturale il suo, davvero singolare per un sacerdote di lungo corso, e che non si capisce bene dove finisca e in che misura confini con un pragmatismo portato agli estremi. Ma tant’è: don Trevisiol, uomo di fede e di esperienza clericale, dà il suo contributo all’atavico dilemma, svecchiando e pepando la discussione rigorosamente accademica e scuotendo le coscienze dei più, inducendoli alla riflessione e alla partecipazione al dibattito: non è comunque anche questo uno dei compiti a cui un buon religioso deve assolvere?

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