Tragedia sul Cervino, morti due alpinisti. Il sindaco: traditi dalla montagna

7 Ott 2016 11:23 - di Redazione

Sono precipitati sul versante sud del Cervino mentre salivano la Via Deffeyes e si sono schiantati contro le rocce: così sono morti Gerard Ottavio e Joel Déanoz. Erano partiti giovedì per l’impegnativa ascensione ma alla sera non hanno fatto rientro ed è scattato l’allarme. Stamattina il soccorso alpino valdostano ha effettuato un sorvolo con l’elicottero nella zona e ha avvistato e recuperato i due corpi che sono stati trasportati ad Aosta. Entrambi esperti alpinisti e grandi conoscitori delle pareti del Cervino le due vittime dell’incidente sulla Gran Becca. Gérard Ottavio, 40 anni, presidente della Società delle Guide del Cervino, una delle più prestigiose dell’arco alpino, stava accompagnando l’amico Joel Déanoz, 36 anni, maestro di sci e direttore della scuola di sci di Breuil-Cervinia. Déanoz, figlio di una guida alpina, intendeva seguire le orme paterne e si stava allenando per accedere al corso professionale.

Tragedia sul Cervino, probabile caduta massi

Molto probabilmente a provocare la morte dei due è stata una caduta di sassi dal Cervino. Lo ha riferito Lucio Trucco, responsabile del soccorso alpino della zona. L’incidente si è verificato a 3.900-4.000 metri. I corpi sono stati recuperati a 3.600 metri di quota, per una caduta di alcune centinaia di metri. «Le condizioni della montagna – ha aggiunto Trucco – sono ottimali. I due erano alpinisti molto preparati e molto ben allenati». La Via Deffeyes è considerata una delle più impegnative del Cervino con 4-5 ripetizioni finora realizzate. Dell’accaduto si sta occupando la guardia di finanza di Cervinia.

Cervino, il sindaco: traditi dalla montagna

«È una tragedia che colpisce nel profondo tutta la nostra comunità, ci sentiamo traditi dal Cervino, una montagna che amiamo profondamente». È lo sfogo del sindaco di Valtournenche, Debora Camaschella, dopo il lutto che ha colpito il Comune. «Non riusciamo ad accettare la scomparsa di questi due dei nostri figli migliori – ha aggiunto il primo cittadino – che hanno tanto amato la nostra montagna e che incarnavano tutti i valori belli dello sport e dell’alpinismo. Conoscevano perfettamente le insidie della montagna e ci andavano rispettandone le regole di sicurezza, deve essere successo qualcosa di imprevisto, altrimenti non sarebbero morti».

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