Storico striglia i professionisti dell’antimafia: così avete calpestato il diritto

24 Ott 2016 12:25 - di Paolo Lami

«Il reato di trattativa? Non esiste, il termine trattativa è scivoloso, può significare tante cose, alcune potrebbero essere lecite e opportune, altre no, ma bisogna dimostrarlo». Lo storico Salvatore Lupo striglia i professionisti dell’Antimafia mettendo all’indice il loro massimalismo, quell’ortodossia in nome della quale tantissime persone hanno avuto la vita distrutta, sballotate per anni fra un processo e l’altro: si sono viste processare molte volte e altrettante volte sono state assolte. Senza che i khomeinisti dell’antimafia accettassero quelle sentenze di assoluzione. «Ad esempio, mi si chiede perché non è stato perquisito il covo di Riina – rivela lo storico – io non ne ho idea, ma anche chi dice di saperlo non ne ha la minima idea. Posso solo dire che chi non ha perquisito quel covo è stato sottoposto a diversi processi ed è uscito sempre assolto da diversi collegi di magistrati. Stranamente sono stati fatti e rifatti processi sempre sulla stessa cosa con diverse denominazioni, cosa che secondo me non corrisponde ai principi del diritto e sono sempre usciti assolti, quindi si potrebbe anche smettere, perché sarebbe anche bello, quando si concludono i processi, prendere atto dei risultati».
Salvatore Lupo parla di argomenti scomodi in un contesto certamente non facile. Siamo alla prima conferenza del progetto educativo antimafia promossa dal centro studi Pio La Torre e intitolata “Storia ed evoluzione del fenomeno mafioso e dell’antimafia dalle origini a oggi“, con lo studioso Isaia Sales, moderati dal presidente del centro Vito Lo Monaco.
«Io non pretendo di sostituirmi ai magistrati e neanche voi dovreste – mette in guardia lo storico Lupo rivolgendosi agli studenti presenti in sala – va bene chiedere giustizia, ma non va bene, come è stato fatto, fare gazzarra in presenza di una sentenza assolutoria e andare in Tribunale per urlare “venduti” ai giudici che assolvono, perché non fa parte della nostra civiltà, in cui le persone vengono giudicate, condannate o assolte, specialmente quando di tratta di cose così sfumate e difficili da dirimere, in questo caso del perché e cosa succede quando un poliziotto va a parlare con un mafioso, o sostenete che un poliziotto non debba mai parlare con un mafioso? Allora non sarebbe un gran poliziotto, fa parte del suo mestiere». Parole che certamente non piaceranno a chi, per anni, ha fatto carriera sull’antimafia militante e di facciata. A chi ne fa una questione ideologica piuttosto che di Giustizia.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *