Siria, Kerry ammette: “Ho perso”. Altra batosta per l’amministrazione Obama

2 Ott 2016 7:58 - di Redazione
Sulla Siria John Kerry si sente «isolato», «frustrato», a un passo da una grave sconfitta. Giovedì sera, 22 settembre, il segretario di Stato incontra un gruppo ristretto di oppositori al regime di Bashar al Assad, diversi attivisti e qualche diplomatico occidentale. La riunione si tiene nella sede della delegazione olandese a New York, a margine dell’Assemblea delle Nazioni unite. Kerry parla liberamente. Uno dei presenti, però, registra e passa il file al New York Times che ieri lo ha pubblicato, si leggesu “il Corriere della Sera“.

Kerry ammette la sconfitta USA in Siria

Il primo estratto illumina il confronto interno al governo di Barack Obama. Kerry, dice di aver chiesto di appoggiare la sua azione negoziale con la minaccia di un intervento militare: «Ma in questa discussione ho perso». Il Segretario di Stato, poi, sostiene di essere profondamente deluso dall’atteggiamento di Mosca. «Il problema è che i russi non si preoccupano delle leggi internazionali, mentre noi si». Questo passaggio rimanda a un’altra spiegazione, che esula dall’articolo del New York Times. In quel momento Kerry sta producendo il massimo sforzo per tenere in piedi la tregua concordata il 9 settembre con il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, superando le diffidenze del Pentagono. Ma il cessate il fuoco si rivela presto una beffa. Le truppe di Assad intensificano gli attacchi contro Aleppo, appoggiati dai bombardamenti dell’aviazione russa. I risultati saranno spaventosi: 338 morti, compresi circa 100 bambini.

Kerry è spiazzato, travolto dagli eventi

In queste condizioni si presenta martedì 20 settembre all’Hotel Marriott East Side, nel centro di Manhattan. Attorno al tavolo i ministri degli esteri del G7. In quell’occasione le parole di Kerry sono molto simili a quelle che pronuncerà tre giorni dopo davanti agli esuli siriani. Aggiunge, però, uno scenario inquietante: Assad punta alla divisione della Siria. È pronto ad arroccarsi nella striscia che parte dal confine con Israele e la Giordania e sale fino alla frontiera con la Turchia, lungo l’asse Damasco-Homs-Aleppo. Il sospetto di Kerry è che Vladimir Putin sia molto attratto da questa ipotesi. Gli interessi russi sarebbero tutelati in pieno, a cominciare dalla base navale di Tartous, di fronte a Cipro, dove, proprio in quei giorni sta arrivando la portaerei Admiral Kuznetsov. Il disegno si può realizzare solo se cade Aleppo. A quel punto i ribelli resterebbero intrappolati in enclave senza vie di rifornimento. Per quanto potrebbero resistere? Nella registrazione del 22 settembre lo stesso Kerry ammette: «Stiamo cercando di perseguire la via diplomatica. Capisco che è frustrante. Ma sappiate che non c’è nessuno più frustrato di noi».

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