Sioux in guerra contro il passaggio dell’oleodotto sulla terra “sacra”

28 Ott 2016 19:01 - di Giovanni Trotta

In America va di nuovo in scena il far west. Notte di tensione infatti in North Dakota dove la rivolta degli indiani d’America per l’oleodotto in costruzione nella contea di Morton è sfociata in violente proteste tra i manifestanti e le forze dell’ordine, con oltre 140 arresti. Mentre in Oregon sono stati assolti i cowboy “ribelli” che lottano per riconquistare i terreni di pascolo diventati federali. Le tribù dei nativi sono oramai da mesi sul piede di guerra contro lo “sfregio” che l’oleodotto, per ora bloccato dall’amministrazione Obama, rappresenterebbe per un territorio da loro considerato sacro. La tensione è riesplosa nelle ultime ore con scene di vera e propria guerriglia. Centinaia di agenti della polizia locale e statale hanno combattuto fino alle prime ore dell’alba per disperdere la folla di manifestanti dai terreni privati lungo il percorso del Dakota Access, e almeno 141 persone sono state arrestate. Gli agenti erano in tenuta anti-sommossa e hanno usato spray urticante, mentre i dimostranti hanno risposto lanciando bombe molotov. Fortunatamente non sono stati riportati feriti gravi, a parte un uomo colpito a una gamba, mentre una donna a un certo punto ha estratto una pistola calibro 38 sparando tre volte contro i poliziotti, ma mancando il bersaglio. L’oleodotto in costruzione per trasportare petrolio dalla zona occidentale del North Dakota all’Illinois è fortemente contestato dalle tribù dei nativi americani locali anche perché si trova vicino alla riserva Standing Rock Sioux, e c’è quindi il timore della contaminazione dell’acqua e della distruzione delle terre circostanti.

Una manifestante Sioux avrebbe anche sparato

Nei giorni scorsi, inoltre, sarebbe emerso che Donald Trump avrebbe stretti legami finanziari con la Energy Transfer Partners, l’azienda che sta costruendo il Dakota Access. I documenti della Federal Elections Commission – ha riportato The Guardian – mostrano come il candidato repubblicano alla Casa Bianca abbia investito fino a un milione di dollari nella società e altri 500 mila/un milione di dollari nella Phillips 66, compagnia energetica che avrà una quota del 25% nel progetto dell’oleodotto dopo che sarà completato. Il Ceo di Energy Transfer Partners, Kelcy Warren, avrebbe invece donato 103 mila dollari per aiutare l’elezione del tycoon. Tuttavia in questa campagna elettorale senza esclusione di colpi non si sa mai se le notizie sono vere o sono pallottole di fango contro Trump. In Oregon intanto tiene banco l’assoluzione dall’accusa di cospirazione dei cowboy che hanno occupato per 41 giorni un edificio federale all’interno di una riserva naturale. La giuria ha scagionato il leader della rivolta Ammon Bundy e sei dei suoi uomini che avevano alimentato la protesta per ribadire che le terre del West sono dei cowboy. All’inizio dell’anno i sette avevano occupato il Malheur National Wildlife Refuge come atto “legittimo e patriottico di disobbedienza civile”, occupazione che ha causato danni per quattro milioni di dollari. Il governatore dell’Oregon, Kate Brown, ha criticato il verdetto della giuria: «Rispetto la decisione, ma sono delusa – ha detto – L’occupazione non riflette le modalità con cui l’Oregon lavora rispettosamente insieme per risolvere le divergenze».

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