Scissione, il Pd trema. Chiti a Bersani: «Fermati, sarebbe una sciagura»

11 Ott 2016 10:08 - di Redazione

Lo spauracchio della scissione. «Bersani sta sbagliando tutto, l’ultimo errore è stato l’intervista in cui, il giorno prima del confronto in direzione, ha fatto sapere che avrebbe votato no. E anche Speranza… Non puoi dire che il tempo è scaduto prima ancora che sia effettivamente finito. Almeno aspetta di sentire il segretario in direzione». Parola di Emanuele Macaluso, storico esponente della sinistra, che sul Mattino attacca frontalmente i dissidenti anti-renziani che rischiano di far implodere il Pd. «Cosa c’è da pensare, che la loro era tutta una mossa per dire che il problema è Renzi? Questo modo di comportarsi spiega che il Pd non è il partito che si era immaginato di costruire», continua Macaluso che teme la scissione. «Può succedere di tutto – dice – la mia impressione è che non accadrà nulla prima del 4 dicembre. Ci sarà guerriglia politica in attesa del referendum, poi se vince il sì non vedo come Bersani e gli altri possano restare nel partito». Il boccino per evitare il dramma di una scissione è nella mani di Renzi e di Bersani. «Spero ancora che dalla discussione tra maggioranza e minoranza possa nascere quel senso di comunità e di appartenenza che oggi non c’è. Altrimenti, qual è l’alternativa? Se ci fosse una scissione, se ci fosse uno sminuzzamento sarebbe una cosa molto grave per il Pd e per il Paese. In questo senso Renzi e Bersani hanno una grande responsabilità», conclude.

Pd, lo spauracchio della scissione

La scissione «sarebbe una sciagura, devastante. La sinistra italiana dovrebbe imparare dalla sua storia. Abbiamo investito tanto nella costruzione del Pd. Non possiamo perdere tutto». Dalle colonne di Repubblica Vannino Chiti, firmatario della proposta per l’elezione diretta dei senatori indicata da Renzi, guarda preoccupato all’ipotesi di una scissione interna al Pd per le divisioni in vista del referendum costituzionale. Chiti, da ex renziano doc, sta facendo la sua parte con la proposta firmata da 24 senatori del Pd di tutte le aree che prevede, spiega Chiti,  «due schede alle regionali, una per il consigliere e una per il senatore, da selezionare con collegi uninominali». La nostra proposta – continua l’esponente dem – viene fatta propria dal Pd, ora ci si confronti con gli altri partiti. Per tirare le somme subito dopo il 4 dicembre e partire coi lavori al Senato. «Non ho votato il primo testo del ddl Boschi con altri 14 senatori pd. Ma dopo la modifica di quattro punti per noi dirimenti, abbiamo infine votato a favore. Trovo inconcepibile che si voti in un modo in Parlamento per poi bocciare quella stessa legge al referendum».

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