Roma, fa tutto la sinistra: Marino sfratta i partigiani, Fassina insorge

12 Ott 2016 17:39 - di Valerio Falerni

La sinistra romana se la canta e se la suona: prima, quando il “marziano” Ignazio Marino non era ancora caduto in disgrazia presso il Pd e il Pd ne magnificava ogni sussulto, hanno salutato la famosa delibera n.140 del 2015 come una prova del loro buon governo e oggi il deputato Stefano Fassina, prima nel Pd e attualmente esponente di Sinistra X Roma, quella delibera, che avviava i riordino del patrimonio immobiliare della Capitale (860 edifici), se solo potesse, la straccerebbe con le sue stesse mani. È infatti accaduto che in esecuzione di quella delibera, approvata il 30 aprile dello scorso anno su proposta dell’allora assessore Alessandra Cattoi, è arrivato l’avviso anche per i partigiani della sezione Anpi “Giordano Sangalli” di Centocelle.

La delibera 140 sul patrimonio immobiliare è di aprile 2015

Un vero affronto per Fassina, cui non pare vero brandire come una clava la questione per riapriee vecchi conti con il Pd e con lo stesso Renzi, che quando ancora i due erano compagni di partito ma su opposte barricate interne, volle snobbarne le critiche che gli muoveva con un provocatorio «Fassina chi?». E oggi che Fassina è libero da condizionamenti derivanti da comuni appartenenze, può togliersi qualche sassolino dalle scarpe.  «L’avviso di sfratto ai partigiani – tuona l’ex-viceministro – è irricevibile e dimostra i danni prodotti, dal punto di vista sociale e collettivo, dalla miope applicazione della delibera 140 relativa alla cosiddetta valorizzazione del patrimonio capitolino». Fassina ha fatto appello alla Raggi «affinché si approvi subito una moratoria degli sfratti dagli immobili capitolini per associazioni e realtà attive sul territorio e al servizio della città».

Fassina si appella alla grillina Raggi

L’appello di Fassina, tuttavia, difficilmente potrà essere accolto senza una modifica della 140. Questa infatti prevede la procedura della messa a bando anche dei beni utilizzati per attività o servizi di interesse pubblico «tenendo conto dell’utilità dei servizi svolti per la collettività». In ogni caso, anche per enti o organismi che «svolgono comprovate attività socialmente utili di interesse cittadino o municipale su delega o per conto di Roma Capitale, o enti e organizzazioni internazionali riconosciute dall’Onu» il rinnovo delle concessioni prevede un adeguamento dei canoni.

 

 

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