Referendum: ecco perché il ricorso di Onida può far saltare i piani di Renzi

12 Ott 2016 10:00 - di Carlo Marini

Sulla via del referendum spunta una nuova mina. L’ex presidente della Consulta Valerio Onida presenta due ricorsi (ma ricorsi “a raffica” annuncia anche il “coordinamento anti-Italicum”) per chiedere alla Consulta di pronunciarsi sul quesito: non si può porre agli italiani una sola “domanda” su una materia così vasta, è l’obiezione. La richiesta è sospendere la consultazione e pronunciarsi. Se accolta, porterebbe allo spacchettamento e anche al rinvio della data del voto.

Onida: “Il quesito del referendum non rispetta la libertà di voto”

«Con un quesito così eterogeneo non si rispetta la libertà di voto degli elettori». Lo dice l’ex presidente della Consulta Valerio Onida, che ha presentato due ricorsi contro il decreto d’indizione del referendum costituzionale, uno al Tar del Lazio e un altro d’urgenza al tribunale civile di Milano, intervistato dal Corriere della Sera e dal Fatto Quotidiano. L’elettore viene «non tanto ingannato dal quesito, ma leso nella sua libertà di voto per non potersi esprimere in modo diverso sui diversi aspetti eterogenei della riforma». Quindi, il vizio principale è «quello di voler fare una “grande riforma” mentre lo spirito del 138 è la revisione puntuale di singoli aspetti della Costituzione, della sua “manutenzione”. Non del suo cambiamento complessivo, quasi che occorresse una “nuova Costituzione”. Solo Berlusconi, finora, ha tentato, senza fortuna, la strada della “grande riforma'”. Cosa succede se il giudice rimette il giudizio alla Corte Costituzionale? «Si chiede – spiega – di estendere anche al referendum costituzionale quello che essa affermò chiaramente, nella sentenza 16/1978, a proposito del referendum abrogativo: cioè che è inammissibile un quesito referendario eterogeneo, che trasforma il referendum in un plebiscito su un programma politico».

 

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