Alemanno difende l’italiano, il Dolomiten lo attacca: “Sei nazionalista”

19 Ott 2016 14:43 - di Guglielmo Federici

Gli altoatesini di lingua tedesca si indignano, il quotidiano Dolomiten monta un caso, fa un titolo allarmista, provocatorio, definendo “nazionalisti” i difensori dell’italiano che a Firenze hanno manifestato contro quella che vorrebbe  essere una “pulizia etnica” della nostra lingua nelle regioni dell’Alto Adige. Bene.  Segno che l’iniziativa voluta da Gianni Alemanno, fondatore di Azione nazionale, insieme ad Alessandro Urzì, ha colto nel segno. «I nazionalisti mettono sotto pressione il governo Renzi contro la colonizzazione tedesca», titola il quotidiano Dolomiten, che ne fa subito un caso. «La Sudtiroler Volkspartei accusa il colpo», scrive Alemanno su suo profilo Fb. Nell’articolo il Dolomiten si sofferma su come in occasione degli Stati Generali della lingua italiana che si è tenuta a Firenze, il premier Renzi sia addirittura entrato a Palazzo Vecchio attraverso l’ingresso posteriore per “driblare” i “nazionalisti”. Già, perché la questione della lingua italiana da difendere all’estero, ma soprattutto dentro i nostri confini, è una di quelle battaglie che non sfiorano minimamente l’impegno del governo. Anzi, «Renzi usa costantemente anglicismi (come Jobs Act) e in Alto Adige è in atto una vera e propria “epurazione” dell’italiano. Di qui la proposta di legge presentata da Alemanno, Urzì, consigliere provinciale ed esponente di Alto Adige nel cuore  e il deputato azzurro Fabrizio Di Stefano: una proposta concreta, proprio mentre nell’altra ala del palazzo Renzi faceva dichiarazioni di facciata. Eppure l’italiano richia grosso.

In Alto Adige il tedesco non può sostituire l’Italiano

Lo sa bene Alessandro Urzì, vero alfiere dell causa dell’italiano, tra gli estensori del progetto di legge soprattutto per quel che concerne il bilinguismo in Alto Adige.  I toponimi locali tedeschi possono essere aggiunti al  nome italiano, ma non sostituirli», è il principio cardine della proposta. L’iniziativa ha destato grande attenzione sui media locali: Il quotidiano Alto Adige si sofferma sulla volontà di istituire un organismo di vigilanza sul corretto uso della lingua, come espressa con il disegno di legge. Si tratta del Consiglio Superiore della Lingua italiana, un’idea che il centrodestra aveva più volte proposto. Spiega Urzì, «Si prevede la dettatura di criteri per il contenimento dell’abuso di terminologie straniere per definire ciò che la lingua italiana potrebbe perfettamente descrivere». Urzì, come si diceva,  è l’estensore di un articolo del disegno di legge riservato proprio alla toponomastica in Alto Adige con l’indicazione chiara di un principio presente nella Costituzione: le denominazioni locali o in altra lingua si possono aggiungere, ma non sostituire a quelle in italiano, se esistono e sono riconosciute e diffuse sui documenti dell’amministrazione, nelle leggi, sulle carte geografiche, se sono utilizzate dalle organizzazioni ed associazioni che hanno radicamento sul territorio. E’ il caso della provincia di Bolzano». insomma, dopo la petizione del mondo scientifico e culturale italiano e tedesco, capeggiata dal presidente dell’Accademia della Crusca, consegnata la settimana scorsa al Capo dello Stato Sergio Mattarella, l’invito a fermare il processo di rimozione della lingua italiana è consegnato nero su bianco in una prosta di legge. Renzi potrà ignorarla?

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