L’Fbi voleva indagare sulla Fondazione Clinton: bloccata dal ministro della Giustizia

31 Ott 2016 18:33 - di Paolo Lami

L’Fbi voleva indagare anche sulla Fondazione Clinton, creata da Bill Clinton subito dopo aver lasciato la Casa Bianca, ma il Dipartimento di Giustizia frenò il bureau investigativo ritenendo che non vi fossero prove sufficienti per procedere.
A rivelare, ora, quest’ulteriore “puntata” dell’indagine del Federal Bureau of Investigation sui coniugi Clinton è il Washington Post che racconta la vicenda di cui parla anche il Wall Street Journal.
Secondo quanto è emerso, nei mesi scorsi alcuni agenti dell’Fbi sottolinearono che sarebbe stato opportuno indagare sulla fondazione filantropica dei Clinton per verificare se a qualche donatore venne riservato uno speciale trattamento politico.
Ma la relativa unità competente presso il ministero della Giustizia si espresse in maniera contraria ritenendo che non vi fossero le basi per avviare un’inchiesta. Da parte sua la Fondazione Clinton affermò di non essere mai stata contattata dall’Fbi, confermando quindi che i tentativi del bureau rimasero in una fase preliminare e non andarono avanti. Resta da chiedersi se non andarono avanti perché lì blocco, effettivamente, il ministero della Giustizia o per qualche altra ragione.
L’attivismo del direttore dell’Fbi, James Comey e della sua decisione di informare il Congresso dell’emergere di nuove mail considerate “pertinenti” all’inchiesta sull’utilizzo di mail e server privati da parte di Hillary Clinton quando era segretario di Stato, sta creando polemiche a non finire.
L’ex-ministro americano della Giustizia, il democratico Eric Holder è tra i firmatari di una lettera – ottenuta dall’Associated Press – sottoscritta da decine di altri ex-procuratori federali, estremamente critica nei confronti di Comey.
Nella lettera si sottolinea che, con la sua comunicazione al CongressoComey ha violato la prassi – non una norma né un regolamento, quindi – del Dipartimento di Giustizia pensata per evitare che l’azione dei procuratori possa avere effetti sul processo elettorale.
Gli ex-procuratori affermano quindi che le rivelazioni dal direttore dell’Fbi hanno «invitato a considerevoli e disinformate speculazioni pubbliche» circa la rilevanza delle mail e che l’opinione pubblica americana merita maggiori informazioni».
Di fatto l’ultimo sondaggio diffuso oggi da Politico/Morning Consult – effettuato nel fine settimana dopo le rivelazioni del capo dell’Fbi James Comey – conferma il testa a testa tra Hillary Clinton e Donald Trump a 8 giorni dal voto per la Casa Bianca. La candidata democratica in un corsa a due mantiene un lieve vantaggio di tre punti col 46 per cento delle preferenze, contro il 43% per cento dell’avversario. Clinton avanti di 3 punti (46 a 43) anche nella corsa a 4, col candidato libertario Gary Johnson al 7 per cento e la candidata verde Jill Stein al 5 per cento.

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