L’attentatore di Nizza era spesso in Italia: portava cibo ai migranti siriani

6 Ott 2016 14:04 - di Bianca Conte

A oltre un anno dal terribile attentato di Nizza, le indagini rivelano quanto ipotizzato già 24 ore dopo la strage di passanti sulla Promenade des Anglais: Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l’autore della mattanza era radicalizzato da tempo e aveva frequentazioni con personaggi sospetti, noti all’intelligence, dunque: doveva essere monitorato e fermato in tempo. E invece…

L’attentatore di Nizza si recava regolarmente in Italia

Invece le cose sono andate come drammaticamente noto. Invece l’attentatore a bordo di quel camion della morte è potuto passare indenne a controlli inesistenti che gli hanno permesso di superare un posto di blocco ed entrare in quella che avrebbe dovuto essere una zona presidiata, vietata e chiusa al traffico in nome delle celebrazioni del 14 luglio e che, invece, Mohamed Lahouaiej Bouhlel, ha avuto tutto il tempo e il modo di trasformare nel lungomare    della morte. Non solo: a quanto trapela in questi giorni dall’inchiesta, l’autore dell’attentato del 14 luglio a Nizza «si recava regolarmente in Italia con degli uomini barbuti, radicalizzati, per portare del cibo ai migranti siriani»… Non solo: in base a quanto riferito agli inquirenti da uno dei presunti complici dell’attentatore e riportato in queste ore da Bfm-Tv – il 5 agosto 2015, a poco meno di un anno dall’attacco sulla Promenade des Anglais, Bouhlel venne «controllato al confine di Ventimiglia mentre si trovava a bordo di un’auto con tre uomini,di cui uno era noto ai servizi di intelligence per un dossier legato alla filiera siriana».

Il terrorista di Nizza aveva contatti con l’Islam radicale da tempo

E ancora: un ulteriore elemento che interessa la polizia francese riguarda un misterioso sms inviato dal terrorista alla compagna il 4 febbraio 2015: «Tuo fratello Ibrahim è Siria jihad». Uno strano messaggio che – a detta degli inquirenti al lavoro sul caso – potrebbe voler dire che l’uomo aveva dei familiari, degli amici, tra i ranghi dei jihadisti, anche se ancora non si hanno certezze a riguardo. per la conferma ufficiale dei sospetti, occorrerà un ulteriore fase d’indagini che, comunque, sono in corso per chiarire questo punto. Un dato, però, ulteriori riscontri investigativi è certo e lo conferma anche Bfm-Tv: come già ampiamente ipotizzato anche la scorsa estate, il tunisino stragista non si è radicalizzato nel giro di poche settimane, ma gravitava negli ambienti legati all’Islam radicale da almeno un anno.

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