Il Papa prepara il viaggio in Svezia in vista del dialogo tra cattolici e luterani

29 Ott 2016 17:49 - di Redazione

“La mia attesa è riuscire a fare un passo di vicinanza”. “Il dialogo teologico deve proseguire” anche dopo “i risultati raggiunti con il grande documento ecumenico sulla giustificazione: è stato un grande passo avanti”. “Dopo questo passo immagino che non sarà facile andare avanti”. “Personalmente credo anche che si debba spostare l’entusiasmo verso la preghiera comune e le opere di misericordia”. Così il Papa vede la situazione del cammino verso l’unità tra cattolici e luterani, mentre si accinge a partecipare alla celebrazione congiunta, in Svezia, dei 500 anni della Riforma di Lutero. Quali avvicinamenti concreti possano scaturire dalle commemorazioni a Lund e Malmo è uno degli interrogativi di questo viaggio, che comunque sia il segretario generale della Federazione luterana mondiale (LWF) Martin Junge che il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin hanno definito “pietra miliare”. Il dialogo con i luterani è stato il primo dei “tavoli” ecumenici aperti dal Concilio Vaticano II; la dichiarazione sulla giustificazione – al cui metodo del “consenso differenziato” guardano con interesse teologi e chiese cristiane – è del ’99, mentre nel 2013 le due chiese hanno firmato la dichiarazione “Dal conflitto alla comunione”, proprio in preparazione delle celebrazioni dei 500 anni della Riforma protestane. Ma, a parte la collaborazione nelle attività caritative, non sembra che sia accresciuta la comunione tra le due chiese. Si lamenta in particolare che nonostante l’accordo dottrinale, ancora non si partecipi alla stessa eucaristia.

Già quando Giovanni Paolo II andò in Svezia nel 1989, alcuni speravano che l’intercomunione fosse a portata di mano. Ma le cose andarono diversamente, come è emerso anche nella visita di Papa Francesco alla Chiesa luterana di Roma, il 15 novembre 2015, nel racconto-domanda al Papa di una signora felicemente sposata a un cattolico che raccontava la propria sofferenza per la non partecipazione comune alla “cena”. Mentre sia il reverendo Junge che il cardinale cattolico Kurt Koch hanno indicato come ulteriore passo da compiere “arrivare a una nuova dichiarazione comune, su Chiesa, ministero e eucaristia”, non pochi si interrogano sulla misura di accordo teologico necessaria per arrivare alla comunione tra le due Chiese. Alcuni si chiedono se l’ecumenismo della carità incoraggiato anche da Papa Bergoglio, sia una sorta di ripiego. Altri, – e tra questi lo storico del cristianesimo Alberto Melloni – invece sperano che l’ecumenismo della carità diventi il luogo teologico in cui il chinarsi insieme, cattolici e luterani, sul corpo del fratello bisognoso possa finalmente portare alla comunione al corpo di Cristo nell’eucaristia. Anche ai luterani giunti in pellegrinaggio a Roma lo scorso 13 ottobre Papa Francesco ha raccomandato, mentre i teologi fanno il loro lavoro, di “incontrarvi, conoscervi pregare e offrire aiuto a tutti quelli che ne hanno bisogno”; ha ammonito che il “proselitismo è il veleno più forte contro l’ecumenismo”, e ha definito “ipocrita chi difende Cristo e caccia il rifugiato”.  Il binario su cui luterani e cattolici possono proseguire verso una unità possibile, è composto, secondo il teologo-cardinale Walter Kasper dalla “ecclesiologia di Papa Francesco” e dal “vangelo della grazia e della misericordia, originaria esigenza fondamentale posta da Lutero”. Il dialogo, insomma, rimane complesso e difficile. Ma l’unità dei cristiani appare un obiettivo che Papa Bergoglio persegue con determinazione.

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