Draghi difende la Bce sui tassi: «Le cose non stanno come dice Berlino»

25 Ott 2016 18:31 - di Giovanni Trotta

«Non ci sono segni che i bassi tassi d’interesse stiano spostando rendite finanziarie dai Paesi più forti verso i paesi più deboli, come spesso viene sostenuto»: lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, in una difesa del quantitative easing, nell’ambito della serie di conferenze sul futuro dell’Europa, Diw Europe Lecture, su Stability, Equity and Monetary Policy. Uno degli argomenti tedeschi contro la politica della Bce è che abbia arricchito i Paesi più deboli e indebitati, fra cui l‘Italia, a spese dei Paesi ad alto tasso di risparmio come la Germania. «La politica monetaria oggi sta proteggendo gli interessi dei risparmiatori, assicurando si chiuda più velocemente l’output gap e difendendo la crescita potenziale da cui dipendono le entrate dei risparmiatori», ha detto ancora il presidente della Bce tornando a difendere l’Eurotower da una delle accuse più frequenti di una parte dell’opinione tedesca, e cioè che i tassi negativi vadano a beneficio dei debitori e penalizzino i risparmiatori, i cui fondi d’investimenti offrono rendimenti minimi.

Draghi: la Bce proseguirà nella sua politica monetaria

«Guardando in avanti, rimaniamo impegnati a mantenere un grado molto rilevante di politica monetaria espansiva, necessaria per una convergenza dell’inflazione verso livelli inferiori, ma prossimi, al 2%». Lo ha ribadito Mario Draghi, con parole che sembrano andare in direzione di un’ulteriore rinvio della scadenza del quantitative easing. Draghi ha notato che, ovunque, «il basso livello dei rendimenti nominali e reali ovunque» è l’elemento saliente della politica monetaria.

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