Donna Assunta: la mostra sul Msi? Finalmente. Era gente che aveva fede

19 Ott 2016 9:06 - di Redattore 54

“Visiterò la mostra sui 70 anni del Msi, è una iniziativa che vedo positivamente”. Assunta Almirante sottolinea che la mostra “Nostalgia dell’avvenire” (che si apre domani in via della Scrofa 43) è importante per far risaltare impegno e stile dei politici di un tempo andato, quelli che, come suo marito Giorgio, si impegnavano a fondo per una missione: “Lui, e non solo lui, sapeva stare tra la gente, conosceva i suoi dirigenti, i suoi militanti, si dedicava. Se non percorri questa strada sei uno che si autonomina, come Renzi”.

All’inaugurazione della mostra parteciperanno tutti insieme gli ex dirigenti del Msi, compreso Gianfranco Fini. Pensa che l’iniziativa  possa essere utile ad una destra così frastagliata com’è oggi per ritrovare un po’ di coesione?

E’ una strada percorribile ma è solo l’inizio. Tra di loro si devono parlare, un progetto mica nasce così, da solo. Se le persone si confrontano si riesce ad avere un equilibrio. Certo, il fatto che siano tutti insieme va visto come un primo passo ma ci vorrà tempo, molto tempo.

La destra deve avere secondo lei un unico partito di riferimento?

Sarebbe utile, ma è difficile. Oggi ci si unisce per uno scopo: cacciare Renzi. Sinistra e destra si sono anche avvicinate tendendo a questo obiettivo, con lo schieramento per il No al referendum.

E non bisognerebbe mandare via Renzi?

Certo che bisogna mandarlo via. Io rido quando vedo questi uomini improvvisati che diventano presidenti del consiglio senza avere fatto tutta la trafila necessaria per avere esperienza, per conoscere l’arte di governare. Per forza che poi sono arroganti e presuntuosi.

Lei pensa che i politici della prima Repubblica erano migliori?

Ma certamente. A destra ma anche nel Pci, che poi dov’è finito non si sa. Non esiste più nemmeno la sinistra. Uno come Andreotti, per esempio, dove lo trovi? Bisogna lavorare duramente per un’idea, non improvvisare. Oggi domina il menefreghismo. Prima c’era fede politica.

Il Msi era un partito fondato sulla fede politica?

Era esattamente così. E poi c’era l’attaccamento alla nazione, oggi c’è l’attaccamento alle poltrone. Una classe dirigente deve avere competenza. Se ti nominano dall’alto che competenza puoi avere?

E’ stato detto che nel Msi, rispetto ai partiti di oggi, c’era molta più libertà di esprimere un dissenso dalla linea del vertice. Trova che sia vero?

E’ vero. C’erano scontri e anche litigi, ma dal confronto nasceva la linea politica. Un segretario di partito, un leader, non può stare tutto il giorno chiuso nella sua stanza a fare il soliloquio. Deve vivere in mezzo alla gente e parlare con tutti. E’ una strada dura da percorrere. Nel Msi si facevano i congressi e ci si confrontava. Oggi i congressi non li fa più nessuno. Non parlano tra di loro. Uno non sa che cosa ha detto l’altro e viceversa. Nel Msi si litigava ma avevano qualcosa da dirsi, oggi nei partiti che cosa hanno da dirsi?

Lei ricorda come erano le vecchie sedi del Msi?

Onestamente no. Non ci andavo. Giorgio Almirante invece sì, le conosceva tutte, stava sempre in mezzo alla sua gente e ne era felice. Il Msi aveva moltissime sedi. Un grande patrimonio fondato sui sacrifici.

Il popolo missino, cui la mostra è dedicata, come le appariva?

Io conoscevo i capi, che lavoravano consapevoli di avere una missione. Il popolo missino era fatto di gente sana, gente che lavorava anche di notte. Era gente vera, mentre oggi non ce la fanno neanche ad aprire una sezione. Nella politica c’è stata una metamorfosi: sono cambiate le azioni delle persone, non c’è più chi crede davvero nella politica. C’è una totale assenza di serietà.

Se lei dovesse indicare una battaglia, uno slogan, che oggi è possibile recuperare, quale sceglierebbe?

Bisogna sempre ripartire dalle origini. La formula iniziale del Movimento sociale era ottima. Anche lo slogan “non restaurare, non rinnegare” . Che significa che non bisogna mai negare ciò che si è stati, né bisogna ripetere ciò che già è stato fatto. La politica non è come una statua, che si può restaurare se si rompe un braccio o il naso. Bisogna guardare al presente, ma senza dimenticare il passato.

 

 

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