Bimbo morto a Fiumicino, aveva detto: «Non ce la faccio più, i miei si drogano»

4 Ott 2016 12:05 - di Ginevra Sorrentino

Una tragedia dai contorni ancora oscuri, quella della morte del piccolo Alessandro, il bimbo morto a Maccarese ad appena 11 anni, il cui corpo ieri (lunedì 3 ottobre ndr) è stato trovato esanime in un canale di irrigazione nella zona agricola del litorale romano. Un giallo, quello che avvolge gli ultimi istanti della sua breve vita, che ora spetterà agli inquirenti al lavoro sul caso provare a chiarire: per questo, la polizia di Fiumicino sta indagando a 360 gradi, senza escludere nessuna pista. Nessuna: dall’incidente ad un possibile suicidio. Da questo punta di vista, dunque, l’autopsia potrà fornire elementi importanti. Al momento, però, i primi rileivi datti dal medico legale non denunciano segni di violenza.

Bimbo morto a Fiumicino, si indaga a 360 gradi

Già, perché in base a quanto fin qui emerso, sul piccolo annegato dopo essere caduto in un canale di irrigazione sul litorale a nord della capitale, la polizia sta ascoltando diversi testimoni per ricostruire esattamente l’accaduto e il quadro familiare e relazionale in cui la piccola vittima trascorreva la sua quotidianità. Una quotidianità, ipotizza tra gli altri il Corriere della sera in una ampio servizio dedicato al caso di Fiumicino, che rientrerà nel «fascicolo aperto alla Procura di Civitavecchia del pm Alessandra D’Amore». Una quotidinità in cui – secondo quanto riportato dal quotidiano on line nelle sue pagine “romane”, «i genitori del bimbo, separati da tempo, svolgevano lavori saltuari: sono stati portati in commissariato per ricostruire la dinamica dei fatti». Una quotidianità in cui  «la famiglia, stando alle prime indagini, presentava alcune criticità. Il piccolo, che frequentava la prima media – scrive ancora il Corriere – era stato seguito a scuola da un insegnante di sostegno e dall’«Assistente educatrice culturale», figura assegnata ad alunni con problemi di ogni genere, dalla disabilità a disturbi cognitivi».

Il fascicolo alla Procura di Civitavecchia: non si esclude il suicidio

Disagio, difficoltà, problemi concreti: qualcosa sembra esserci in mano agli inquirenti, ma il quadro della situazione è ben lungi dall’essere ancora delineato e ufficilizzato. Del resto, come scrive anche il Corriere della sera nella sua esaustiva riucostruzione dell’accaduto, «la diagnosi del bimbo non era chiara. Le stesse operatrici però lo scorso marzo avevano segnalato alla scuola e ai servizi sociali una situazione familiare difficile. Quel giorno lo studente, in uno dei tanti momenti di particolare agitazione, aveva detto piangendo frasi strazianti, angosciose, inconciliabili con i suoi 11 anni: «Non ce la faccio più, ora mi ammazzo». Aveva detto alle assistenti di un clima familiare duro da sopportare, dei genitori che si drogavano davanti a lui, delle violenze subite – riporta il quotidiano di via Solferino –: gli investigatori stanno appurando se si trattasse di maltrattamenti. Il piccolo aveva chiesto aiuto, disperatamente e a lungo». Grida di aiuto e di disperazione che ieri, però, si sono affievolite e spente per sempre in quel canale d’irrigazione di un’anonima zona agricola del litorale romano.

Quelle ore tra grida di allarme e il dolore della scoperta del corpo

È lì che ha trovato la morte il piccolo Alessandro. A tirarlo fuori dall’acqua un poliziotto del commissariato di Ostia libero da servizio che era andato a prendere il figlio in una scuola vicina. L’agente si è precipitato e ha afferrato il bambino portandolo in superficie. Nel giro di breve era atterrata anche l’eliambulanza Pegaso 33, partita dalla base di Viterbo e attrezzata per il recupero di persone in zone particolarmente difficili. Le manovre di rianimazione sono durate a lungo, ma purtroppo non sono servite a salvare la vita al bambino. La prima ipotesi, come abbondantemente anticipato, è che il piccolo sia morto annegato probabilmente dopo essere scivolato e aver sbattuto la testa: ma solo l’autopsia potrà chiarire con esattezza le cause del decesso, escludendone altre. A quanto ricostruito finora, il piccolo ieri era andato a scuola e dopo a pranzo a casa della nonna. Poi era uscito per andare a giocare con gli amichetti. Il canale che si trova nei pressi di un asilo nido è a circa 200 metri dalla casa dei nonni. Secondo una prima ricostruzione, intorno alle 15.45, la nonna non vedendolo più ha cominciato ad impensierirsi e urlando ha richiamato l’attenzione dei residenti del comprensorio. A quelle urla, poi, sarebbe seguito solo dolore lancinante della scoperta del corpicino senza vita. E un pianto ininterrotto…

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