Alto Egitto, si ripete ad Abu Simbel il “miracolo del sole” che bacia Ramses

22 Ott 2016 15:58 - di

Il cielo buio e terso, poi un timido raggio. È il “miracolo del sole”. Il grande tempio rupestre di Ramses II ad Abu Simbel in Alto Egitto, a circa 280 km a sud-ovest di Assuan, ha rivissuto il fenomeno astronomico di grande bellezza che si ripete due volte l’anno, il 22 febbraio e il 22 ottobre. Grazie all’orientamento della struttura scavata nella roccia il sole si è introdotto alle ore 5,55 nello “Speos” investendo con i suoi raggi il sovrano e altre statue ed esprimendo il senso teologico dell’illuminazione del Faraone e l’unione con la divinità. Poi dopo una ventina di minuti gli enigmatici e millenari sorrisi sono stati di nuovo inghiottiti dall’ombra. L’evento non ha nulla di sovrannaturale ma è il frutto dei precisi calcoli degli antichi architetti che lo avevano previsto per l’inizio della raccolta e per la fine della piena del Nilo. Un grande spettacolo di luce per le centinaia di persone venute dall’alba sulle sponde del lago Nasser per godersi i primi raggi del sole. Molte le curiosità. Lo spostamento del complesso archeologico alla fine del secolo scorso ha fatto slittare di due giorni il fenomeno astronomico. Nel 1964 venne infatti inaugurata una colossale operazione archeologica spostando i templi e smontandoli blocco per blocco sulla riva del Lago Nasser dove si trovano oggi, per evitare che venissero sommersi dalle acque del Nilo in seguito alla realizzazione della diga di Assuan.

Abu Simbel fu fatto costruire da Ramses II

Abu Simbel è un complesso archeologico che fu fatto realizzare da Ramses II (XIX dinastia) nel XIII secolo a.C. ma venne scoperto solo nel 1813 dall’archeologo svizzero Johann Ludwig Burckhardt che lo trovò sepolto sotto la sabbia. Il primo a entrarvi, fu però l’archeologo italiano Giovanni Battista Belzoni nel 1817. Il complesso è composto da due templi scavati nella roccia: il più grande è dedicato a Ramses II. Sulla facciata, alta 33 metri e larga 38, spiccano le quattro statue del faraone, alte ognuna 20 metri, e in ognuna il re indossa le corone dell’Alto e del Basso Egitto. Il secondo tempio, più piccolo, è dedicato alla moglie Nefertari. Nel 1979 è stato riconosciuto Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. «Siamo molto felici di avervi qui, dove la storia è nata, quindi divertitevi, diffondete il messaggio di quello che avete visto qui oggi: l’Egitto è stabile e sicuro», ha affermato il ministro del Turismo egiziano Mohamed Yehia Rashed. «Lavoriamo insieme per fare in modo che i turisti riacquistino la fiducia e tornino – ha aggiunto -. Siamo dispiaciuti per quello che è accaduto in passato, ma l’Italia e l’Egitto hanno lunghe relazioni che proseguiranno in futuro. Rispettiamo i sentimenti degli italiani, ma vogliamo essere sicuri che ricostruiremo la fiducia, per rivedervi ritornare qui da noi».

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