Uccise migrante con un pugno, negati i domiciliari: “Mancano i braccialetti”

10 Set 2016 13:32 - di Carlo Marini

Non si trova in tutta Italia un solo braccialetto elettronico (tra i duemila a disposizione delle autorità di giustizia) per Amedeo Mancini, il 38enne di Fermo accusato di omicidio per la morte del migrante nigeriano Emmanuel Chidi Nmadi. Con questa singolare motivazione l’imputato è costretto a restare in carcere. È la denuncia fatta dai due difensori dell’uomo, gli avvocati Francesco De Minicis e Savino Piattoni. «Ci sono state notificate nei giorni scorsi – spiegano – le motivazioni dei due provvedimenti del Tribunale di Ancona, del 5 e 30 agosto. È stata una piacevole sorpresa apprendere che sin dal 5 agosto il Tribunale aveva ritenuto Mancini meritevole degli arresti domiciliari, seppur con l’obbligo del braccialetto elettronico», ma «non era riuscito a mandarlo a casa subito perché, pur avendo fatto effettuare ricerche sull’intero territorio nazionale, non si era riusciti a trovare un solo braccialetto disponibile. Un nuovo tentativo è stato ripetuto dal Tribunale il 30 agosto, ma purtroppo anche questa volta con esito negativo».

Per l’imputato “razzista” i braccialetti non si trovano

«Sembra che in tutta Italia – affermano i legali di Mancini, che e’ in carcere dai primi di luglio – siano a disposizione solo 2.000 braccialetti e siano sempre tutti impegnati, per cui bisogna mettersi in una sorta di “lista d’attesa” per beccarne uno. Ora abbiamo rivolto una nuova istanza al giudice di Fermo perchè riesca a procurare uno di questi aggeggi e così, quanto meno, mettere in pratica la valutazione del Tribunale del riesame. Speriamo dunque che, entro qualche giorno o qualche settimana al massimo, Amedeo possa tornare a casa». Entrando nel merito dei provvedimenti, «il Tribunale di Ancona – riferiscono De Minicis e Piattoni – dà per pacifico che Mancini sia stato aggredito fisicamente con le mani e con il segnale stradale, ma gli rimprovera di non essere scappato e di avere in qualche modo accettato la sfida. Una ricostruzione, questa, che non condividiamo, perché restiamo convinti che Amedeo si sia solo legittimamente difeso: essa, comunque, toglie definitivamente di mezzo le odiose bugie che circolavano i primi giorni a carico del nostro assistito». Mancini, a cui è contestata anche l’aggravante dell’odio razziale, e’ accusato di aver dato della “scimmia africana” alla moglie di Emmanuel, che reagì venendo poi colpito con un pugno dall’ultrà.

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