Rimborsi degli alleati finiti all’Idv. Di Pietro deve dare 2 milioni a Occhetto

28 Set 2016 10:45 - di Alessandra Danieli

Una batosta per Antonio Di Pietro. L’ex eroe di Mani pulite dovrà risarcire la somma di 2 milioni e 694 mila euro ai “Riformisti” di Achille Occhetto e Giulietto Chiesa, per aver intascato i rimborsi elettorali che spettavano al partito dopo il patto elettorale del 2004 tra Italia dei Valori e occhettiani.

Di Pietro nei guai

Lo ha stabilito Renato Castaldo del Tribunale civile di Roma che ha emesso un decreto ingiuntivo nei confronti di Di Pietro, che può, come certamente farà,  impugnare la condanna in appello. Il provvedimento è l’ultimo capitolo di una lunga vicenda che viene da lontano, da quando il gruppo politico il Cantiere, di cui faceva parte oltre a Occhetto anche il giornalista Elio Veltri, non incassò neanche un euro dei cinque milioni che avrebbe dovuto ricevere dalla Camera come quota spettante dei rimborsi elettorali.

I rimborsi all’Associazione Idv

Fondi che furono invece incassati dall’Associazione Italia dei Valori, composta dall’ex pm, dalla moglie Susanna Mazzoleni e dalla tesoriera Silvana Mura. Rimborsi che l’associazione non aveva alcun titolo a riscuotere, visto che non era né un partito né un movimento politico, ma un’associazione privata diversa dall’Italia dei valori, il soggetto politico che eleggeva i parlamentari. Nel 2004 i Riformisti per l’Ulivo siglarono un patto elettorale per le europee con l’Italia dei valori. Il cartello fruttò cinque milioni di fondi pubblici, dei quali non un solo centesimo è finito nelle tasche degli alleati di Di Pietro. Per l’ex giudice di Mani pulite si tratta – parole testuali – di «stalking giudiziario».

L’ex eroe di Mani pulite non parla

Dopo il decreto ingiuntivo l’ex magistrato e leader dell’Italia dei Valori scappa dai giornalisti. Per lui parla la moglie Susanna: «Antonio  non ne vuole parlare… È la solita cosa, ma siamo sicuri che il decreto verrà ritirato anche questa volta perché non ha proprio senso». Chiesa invece, riporta il Corriere della Sera, racconta che quando lui e Di Pietro furono eletti a Strasburgo, si presentò nell’ufficio del leader su mandato del Cantiere, per chiedergli quanta parte del finanziamento intendesse concedere agli alleati: «Di Pietro mi prese a male parole, mi gridò “tu sei qui perché io ti ci ho portato!”, aveva le vene del collo gonfie di ira». Giulietto Chiesa, già corrispondente a Mosca per l’Unitàla Stampa e la Rai, rispose che avrebbe fatto causa. E così è stato.

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