Parigi, arrestate tre donne dell’Isis. Volevano seminare terrore alla Gare de Lyon

9 Set 2016 12:50 - di Redazione

Stavano preparando un attentato alla Gare de Lyon di Parigi le tre donne arrestate giovedì sera a Boussy, nella banlieue di Parigi. Secondo quanto si apprende da fonti degli inquirenti, le donne – una delle quali aveva lasciato vicino a Notre Dame l’auto con le bombole di gas – volevano vendicare l’uccisione del ‘ministro degli attentati’ di Daesh, al-Adnani.

Una di loro, Ines,  è stata ferita durante l’operazione. Sarebbe stata lei a lasciare l’auto piena di bombole di gas nei pressi di Notre Dame. Ines “aveva prestato giuramento allo Stato islamico”. Durante le fasi dell’arresto Ines – schedata come pericolosa jihadista, radicalizzata, aspirante a partire per la Siria – ha reagito, accoltellando un agente che la stava per immobilizzare. Il poliziotto l’ha ferita. Nessuno dei due è grave. La ragazza è ricoverata, le due complici sono in carcere. Al termine dell’estate della polemica sul burkini, è un commando gestito, guidato, incentrato sulle donne a provocare il massimo allarme in una Francia a nervi scoperti. Le tre donne hanno 39, 23 e 19 anni.

Una delle tre era legata a Larossi Abballa, il terrorista dell’Isis che uccise una coppia di poliziotti lo scorso 14 giugno a Magnanville, sempre in periferia della capitale. Un’altra delle donne arrestate era invece in contatto con Hayat Boumedienne, la compagna di Amedy Coulibaly, il killer del supermercato Hypercacher, che la fece fuggire in Siria prima di compiere la sua azione terroristica nel gennaio 2015.

Resta il mistero dell’auto lasciata in piena notte con le quattro frecce lampeggianti in funzione, in divieto di sosta fra Notre Dame e il principale commissariato del centro, con una bombola vuota sul sedile e altre sei, piene, nel cofano. E alcune taniche di gasolio. Ma nessuna miccia, nessun detonatore. Gli inquirenti si chiedono se sia stato un tentativo molto artigianale, mal condotto per inesperienza, o se si trattasse di un segnale, una sorta di minaccia in vista di un’azione che Cazeneuve ha definito “violenta e imminente”. Al momento, resta ricercata soltanto la sorella di Ines, anche lei in fuga e vicina alle idee dell’islam radicale.

Intanto, Salah Abdeslam, l’unico superstite dei commando di jihadisti che uccise oltre 130 persone il 13 novembre 2015 tra Saint-Denis, il Bataclan, e gli altri locali del centro di Parigi, ha rifiutato ancora una volta di rispondere al giudice istruttore nel terzo tentativo di interrogatorio da quando, il 27 aprile, è stato estradato in un carcere francese dal Belgio. “Ha esercitato il suo diritto al silenzio”, ha detto al termine dell’interrogatorio il legale del terrorista, Frank Berton.

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