L’Onu ci mette paura: “235 mila migranti pronti a partire per l’Italia”

15 Set 2016 8:29 - di Redazione
Martin Kobler, capo della missione Onu in Libia, ha appena terminato il rapporto al Consiglio di Sicurezza sulla situazione nel paese, quando lo incontriamo nei corridoi del Palazzo di Vetro. Lui stesso lancia l’allarme sulla nuova possibile ondata di migrazioni, alla vigilia del vertice che la settimana prossima discuterà questa emergenza durante l’Assemblea Generale. Come giudica l’offensiva del generale Haftar verso le installazioni petrolifere? «Molto preoccupante. Il petrolio appartiene a tutti i libici, non solo ad una parte. L’accordo che governa ora il Paese è chiaro, e attribuisce al Consiglio di presidenza il comando delle forze armate unite. Ho in programma incontri in Libia e con le parti interessate ad Est, per trovare una soluzione e fare in modo che l’accordo sia rispettato», spiega a “la Stampa”.

Inviato dell’ONU in Libia: “Isis ormai sconfitto”

Teme una nuova guerra aperta fra Haftar e le forze del Governo di accordo nazionale? «Le tensioni militari ci sono, non si possono nascondere. La Libia però ha bisogno di dialogo, stabilità e unità. Io ho contattato Haftar e sono pronto ad incontrarlo, per trovare una soluzione che consenta di formare un esercito unitario, per combattere tutti insieme i terroristi e proteggere il petrolio». L’offensiva di Sirte ha sconfitto l’Isis? «Molto presto l’Isis non avrà più il dominio di territori in Libia. Questo è un fatto parecchio incoraggiante e capace di ispirare il paese. Nello stesso tempo, però, dobbiamo restare vigilanti, perché il terrorismo non è finito e i suoi militanti cercheranno di trasferirsi in altre regioni. Il primo obiettivo ora deve essere stabilizzare la città. A Sirte ci sono 90.000 profughi che hanno dovuto lasciare le loro case. Vorrebbero tornare, ma non possono, perché i loro quartieri sono minati. Perciò noi abbiamo lanciato un appello per raccogliere 10 milioni di dollari, necessari a sminare la città e far tornare i suoi abitanti».

Terrorismo e migrazioni sono i sintomi della stessa malattia

 Teme una nuova ondata migratoria? «Terrorismo e migrazioni sono i sintomi della stessa malattia, che è la mancanza di autorità statale. Quindi dobbiamo affrontare il problema alla radice, ristabilendo la legalità. Il traffico di esseri umani è un crimine, e come tale va combattuto: servono una polizia e un esercito unitari, schierati su tutto il territorio, per contrastare terroristi e trafficanti. Nelle nostre liste ci sono 235.000 migranti che aspettano solo l’occasione per andare in Italia, e lo faranno. Il rafforzamento della sicurezza è la questione più importante in questo momento. Se ci sarà un esercito forte e unito, non frammentato, i pericoli del terrorismo e del traffico di esseri umani finiranno».

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