Migranti: accordo Roma-Tripoli per provare a fermare l’invasione

3 Set 2016 7:59 - di Redazione
Accordo tra Italia e Libia sui migranti in chiave anti scafìsti: si lavorerà insieme con una sala operativa comune. Intanto, dopo che 12 giorni fa il Parlamento di Tobruk, rivale di Tripoli, ha votato no alla fiducia all’esecutivo del premier Al Serraj, ora si fa avanti l’ipotesi di far ministro il generale di Tobruk Haftar. La Libia, quindi, è praticamente ancora con un governo a mezzo servizio mentre il Paese continua a fare i conti con i vari fronti “politici” interni, si legge su “Il Messaggero“.

Migranti, accordo con la Libia: sala operativa comune

Dodici giorni fa il Parlamento di Tobruk, rivale di Tripoli, ha votato no alla fiducia all’esecutivo del premier Al Serraj nato dopo mesi di negoziati sostenuti dall’Onu e l’accordo di dicembre a Tunisi. E Serraj si è dovuto rimboccare le maniche e mettersi a caccia di nuovi ministri m modo da poter soddisfare i capricci di Tobruk. La Libia, quindi, è praticamente ancora senza governo mentre il Paese continua a fare conti con i vari fronti “politici” interni a cominciare da quello del focoso generale Haftar. Nonostante tutto, ieri Italia e Libia hanno annunciato di aver raggiunto un accordo per fermare, o almeno contrastare e ridurre, l’immigrazione clandestina.

“Ridurre il rischio di nuove tragedie umanitarie”

Il comunicato di Palazzo Chigi che annuncia questa “svolta” recita così: «Il Governo di accordo nazionale libico e il Governo italiano, nell’ambito della collaborazione per il contrasto al fenomeno dell’immigrazione clandestina, a fronte del recente aumento del flusso dei migranti verso l’Europa, l’Italia in particolare, hanno concordato urgenti misure anche per ridurre il rischio di nuove tragedie umanitarie. Al riguardo, è stata valutata una serie di diversificate iniziative da porre in essere attraverso l’istituzione di una Commissione interministeriale e di una sala Operativa congiunta, volte a controllare e ridurre efficacemente il fenomeno». A precedere di poco più di un’ora l’annuncio di Palazzi Chigi c’era stato un altro comunicato, firmato Farnesina, in cui si rivelava che «il ministro Gentiloni ha avuto un colloquio telefonico con il vicepresidente del Consiglio presidenziale libico, Ahmed Maetig. Nel corso del colloquio è stato confermato l’impegno dei due Governi a fronteggiare flussi migratori nel quadro del comune impegno per la stabilizzazione m Libia». Nessun accenno, anche in questo caso, su quali tipi di misure di contrasto all’immigrazione ci si sia accordati. Ma con il vicepresidente Maetig il ministro Gentiloni ha parlato anche di altro informandolo della preparazione di una riunione a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (il 13 settembre) a cui Italia e USA stanno lavorando e dalla quale dovrebbero emergere le risultanze di uno sforzo congiunto Roma-Washington per un’iniziativa diplomatica con l’obiettivo di «gettare un ponte» tra Fayez al Serraj) e la componente che fa capo al generale Khalifa Haftar a Tobruk. Il che significa che è ormai inevitabile non concedere alla “ribelle” Tobruk un ruolo nel futuro politico della Libia pur nell’ambito della leadership di Tripoli.

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