Meriem, da Padova alla Siria: mandato d’arresto per l’ultima recluta dell’Isis

3 Set 2016 16:48 - di Bianca Conte

Come Fatima. Come Asmaa, come Hayam, come Aaminah e come tutte quelle giovani donne, italiane o straniere, magari immigrate di seconda generazione che vivono nel Bel Paese. Come tutte quelle pronte a convertirsi e, quindi, a sottomettersi alle regole dell’Islam. Come tutte quelle ragazzine o giù di lì affascinate dal falso mito di una guerra che di santo non ha neppure il nome e che, semmai in nome del suo diabolico generalissimo, il Califfo Al baghdadi, sono pronte a immolarsi alla causa dell’Isis (qualunque essa sia).

Meriem, l’ultima arruolata dall’Isis

L’ultima ad unirsi alla nutrita schiera, allora, è Meriem Rehally, la studentessa 20enne di Arzegrande, ma di origini marocchine, sparita da casa il 14 luglio 2015 per unirsi ai jihadisti di Daesh. A suo carico la Procura antiterrorismo di Venezia, sulla base delle conclusioni dei Ros di Padova, ha emesso un mandato d’arresto: sono molte le possibilità al vaglio degli investigatori, come riporta tra gli altri il Corriere della Sera, che ora la giovane possa far parte della brigata Al Khansa, composta esclusivamente da combattenti donne, soprattutto di origini europee e russe, addestrate all’uso delle armi e degli esplosivi. Donne inflessibili e ferocemente devote alla sharia e alla sua integerrima appplicazione. Non solo: il sospetto è che Meriem possa a breve a immolarsi – fisicamente – alla causa integralista.

Potrebbe trasformarsi in kamikaze

Sul fronte delle indagini italiane, dunque, il Procuratore antiterrorismo di Venezia, Adelchi d’Ippolito, conferma che il mandato a carico della ragazza di origini marocchini è stato emesso «da alcuni mesi», in base alla nuova legge che prevede l’arresto per il reclutato oltre che per il reclutatore. A preoccupare, nel caso di Meriem, sarebbe soprattutto la sua disponibilità al martirio, più volte espressa nei contatti con le amiche. Secondo quanto ricostruito, dopo la sua sparizione l’immigrata di origini marocchine avrebbe raggiunto Raqqa, all’epoca saldamente nelle mani dei miliziani. «Voglio andarci – aveva spiegato – per dare la vita per la causa». Un impegno ribadito anche il giorno prima di sparire via twitter. «Dio, ho promesso il mio pegno di fedeltà e lo rinnovo per il principe dei fedeli, il mio Cheick Abu al-Baghdadi». Non può neppure essere esclusa, quindi, l’ipotesi vanzata dagli investigatori che la ragazza sia disponibile a compiere azioni kamikaze anche in Italia. «Non ci fermeremo – viene scritto in un documento ritrovato nel suo computer – fino alla conquista di Roma»…

 

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