I morti dell’Armir: dalla fossa di Kirov la piastrina del primo italiano, l’alpino Lazzarotti

20 Set 2016 11:41 - di Lisa Turri

A 800 chilometri a nordest di Mosca, a Kirov, è stata scoperta una fossa comune della Seconda guerra mondiale. L’emergere di piastrine appartenenti a soldati italiani ha riacceso le speranze dei familiari delle migliaia di militari dispersi nella campagna di Russia e che dopo tanto tempo ancora non sanno nulla dei loro congiunti che fecero parte dell’Armir, il corpo di spedizione italiano in Russia. Una conferma è giunta dall’ambasciata italiana a Mosca: «Abbiamo già preso contatti con le autorità di Kirov che ci parlano della possibilità che la fossa contenga anche i resti di nostri connazionali. Dire quanti siano e a quale reparto appartenessero, però, è ancora prematuro. Gli accertamenti richiederanno molto tempo». Nella fossa, che contiene i resti di 15-20mila caduti ci sono soldati italiani ma anche tedeschi, romeni, ungheresi.

«La notizia riaccende le speranze di tanti e non ci sorprende — ha commentato con il Corriere Italo Cati, vicepresidente dell’Unirr (Unione nazionale reduci di Russia) — perché i documenti ufficiali dicono che nella zona di Kirov c’erano campi di prigionia dei soldati catturati dall’Armata Rossa, anche se non erano mai stati rintracciati. Dunque l’informazione ha un suo fondamento storico».

E infatti il primo disperso italiano è stato ritrovato. Di lui ha raccontato Fausto Biloslavo sul Giornale: si chiama Giulio Lazzarotti, di Parma, aveva 21 anni ed è stato identificato grazie alla piastrina. “L’alpino Lazzarotti del battaglione Gemona, 8° reggimento, divisione Julia era partito da Monchio delle Corti, in provincia di Parma, 944 anime. «Mia mamma diceva sempre che era andato in guerra con il suo amico del cuore, Paride Cecchi. Tutti e due non sono mai tornati» racconta l’ultima nipote, che vive a Parma. Gli scopritori russi hanno postato in rete una foto della piastrina italiana trovata nella grande fossa. Si vede bene l’anno di nascita, 1922, il luogo, Monchio – Parma ed il nome della madre, Palmina”. Già si ha notizia delle prime iniziative in memoria dell’alpino Lazzarotti: sarà dedicata a lui infatti la VI edizione di Naxos legge, manifestazione culturale che si svolge da anni a Taormina sotto l’accorta regia di Fulvia Toscano.

Il 12 dicembre 1942 si scatenò sulle divisioni italiane dell’Armir, l’Ottava armata al comando del generale Italo Gariboldi, schierate sulla linea del Don, un potente attacco sovietico. L’azione dei russi rientrava nella grande battaglia di annientamento iniziata a Stalingrado e che già aveva travolto numerose divisioni germaniche e romene. Le nostre truppe, che tenevano un tratto di linea assolutamente sproporzionato rispetto ai loro mezzi, resistettero con coraggio per molti giorni alla furia nemica. Poi, esauste, isolate dagli alleati, senza rinforzi, senza più munizioni, dovettero iniziare il ripiegamento: quella che fu detta la marcia della morte. L’epica ritirata dei soldati italiani fu narrata nel romanzo autobiografico di Mario Rigoni Stern, Il sergente della neve. Sono circa centomila gli italiani che non fecero mai ritorno dalla campagna di Russia.

 

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