Festa 5 Stelle, i “grillini” difendono Raggi e insultano i cronisti: «Venduti»

25 Set 2016 18:57 - di Valerio Falerni

Che fosse lei, più di Beppe Grillo, la gueststar della III edizione della Festa 5 Stelle in corso a Palermo, lo si è capito appena, maglietta viola e jeans, Virginia Raggi è spuntata nell’area della Festa. In quel preciso momento sono fioccati cori e insulti contro i giornalisti: «Venduti, leccate solo il potere!». A gridare erano un po’ tutti ma a dare l’idea del tifo da stadio con tanto di spintoni e parapiglia è stata la claque degli attivisti romani giunti in Sicilia al seguito della loro sindaca. La Raggi ha messo piede sul prato che ospita la kermesse dei Cinquestelle dopo un lungo incontro (circa un’ora e mezza) con Beppe Grillo e David Casaleggio.

La Raggi a rapporto da Grillo e Casaleggio

Un vero e proprio summit per diradare ombre e perplessità su questi primi tre mesi, davvero non esaltanti, al Campidoglio. Al vertice la Raggi è andata in assoluto mutismo e ne è uscita con molte reticenze. Così, alla domanda se si fosse «consultata con Beppe Grillo» sui prossimi assessori, ha risposto di esseri «confrontata con gli assessori e i miei consiglieri». Falso, perché tutti sanno che fu per ordine di Grillo che revocò la nomina all’assessore De Dominicis solo una settimana dopo avergli conferito l’incarico. E che proprio su chi dovrà prenderne il posto si è confrontata con Grillo, lo lascia capire il suo «ve lo dirò presto» in risposta a chi le aveva chiesto lumi in merito all’identikit del nuovo assessore al Bilancio.

E sul palco rivendica il “no” alle Olimpiadi

Ma è sul palco della Festa che la Raggi ha fatto capire che il “nuovo” a Cinquestelle è in realtà solo la riedizione del vecchio, seppur in versione 2.0: la colpa è sempre di chi c’era prima («abbiamo trovato una città devastata») mentre gli ultimi arrivati sono i supereroi («abbiamo tutto da ricostruire ed e quello che stiamo facendo»). Con queste premesse era persino scontato che battibeccasse con Renzi su chi tra i due è più “nuovo”: «Ci attaccano per ogni cosa – si è lamentata la Raggi – e la cosa vergognosa è che è proprio il premier ad attaccarci, Renzi che non ha rottamato nessuno». Proprio così: non perché governa male, ma perché «non ha rottamato nessuno». Ma ormai la Raggi è un fiume in piena e la vista di tanti aficionados pronti a sottolineare con cori e applausi ogni suo passaggio deve averla convinta di aver imbroccato la strada giusta. La festa, e quelle grilline non fanno certo eccezione, hanno sempre un valore catartico e su quel palco non c’è spazio per i guai giudiziari della Muraro, per le polemiche di De Dominicis, per le dimissioni del capo di gabinetto, per il “no” alle Olimpiadi e, soprattutto, per il desolante vuoto amministrativo di questi mesi. Meglio buttarla in caciara: «Noi facciamo paura perché abbiamo le mani libere, perché non dobbiamo dire di sì a nessuno se non ai cittadini». Sarà. Infine, l’impegnativo programma per il futuro: «Abbiamo preso Roma, adesso tocca a Palermo, poi tocca alla Sicilia e poi toccherà all’Italia». E tutta l’Isola a fare gli scongiuri.

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