Caos rifiuti, Muraro indagata già da aprile ma la Raggi “non lo sapeva…”

5 Set 2016 19:55 - di Antonio Marras

«Sono stata informata dell’apertura di un fascicolo sull’assessore all’Ambiente Paola Muraro nella seconda metà del mese, nel periodo che va dal 19 luglio alla fine del mese». La sindaca di Roma Virginia Raggi, in audizione in Commissione bicamerale d’inchiesta Rifiuti, ammette di essere stata a conoscenza dell’inchiesta sulla Muraro ma quando ormai l’aveva già nominata, anche se – come informa la Procura – l’iscrizione nel registro degli indagati risaliva ad aprile. «Conosco l’esistenza di un fascicolo a suo nome da fine luglio. Tuttavia siamo in attesa di leggere le carte, per ora è solo un fascicolo», ha detto la Raggi, che non ha alcuna intenzione di applicare anche alla sua giunta il codice etico di cui da sempre si fanno vanto i grillini, che comporta le immediate dimissioni di chi viene coinvolto in un’inchiesta. Anche Paola Muraro, in commissione d’inchiesta sui rifiuti, si difende sparando date un po’ a casaccio: «Ho saputo di essere indagata il 18 luglio, quando mi è stato rilasciato il certificato attestante l’iscrizione, cioè dopo aver fatto richiesta, tramite il suo legale, di informazioni alla Procura circa la sua posizione e averle ottenute». In pratica, Muraro avrebbe saputo di essere indagata una decina di giorni dopo essere stata nominata assessore: la sindaca Raggi e la Giunta si sono insediati, infatti, il 7 luglio scorso. E la Raggi lo avrebbe saputo il giorno dopo, informando i vertici del M5S. Ma senza tirarne le conseguenze.

La Muraro non molla la poltrona

Niente dimissioni, dunque. «Finché non leggiamo le carte non so quali siano i fatti contestati a Muraro, non so il periodo, la data, i dati. Di che parliamo? Al momento parliamo di cose che non conosciamo. Io non conosco le carte», ha detto la sindaca di Roma in commissione Ecomafie. A chi la interpella sull’ opportunità di lasciare la delega all’Ambiente ad una persona indagata risponde: «Attualmente ci sono fatti eventualmente contestati che non configurano un reato. Nel momento in cui configureranno un reato costituiranno un rinvio a giudizio. Il lavoro del Pm è proprio di valutare se configurano o meno un reato. Noi attendiamo, non c’è nessun passo indietro. Attendiamo di vedere le carte e faremo le valutazioni conseguenti. Siamo stati sempre coerenti e non intendiamo arretrare di un millimetro». Bugie? No, per la Raggi il problema è che nessuno… le aveva fatto la doamda giusta. «Sulla Muraro nessuno ha mentito. Io non credo che nessuno mi abbia mai fatto la domanda sull’avviso di garanzia. Non c’è nessun avviso di garanzia laddove in merito alle indagini sull’assessore, se me lo avessero chiesto avrei risposto quello che ho risposto qui».

Le domande di Taglialatela (Fratelli d’Italia)

In commissione era stato il deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Marcello Taglialatela, componente della commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, a rivolgere al sindaco di Roma Virginia Raggi e all’assessore all’ambiente Paola Muraro tre domande cruciali: “Il sindaco Raggi ha avuto modo di leggere o ha chiesto di leggere le email che il suo assessore Muraro, in qualità di consulente dell’Ama, aveva inviato all’azienda nel corso di questi ultimi 12 anni? Perché l’assessore Muraro, per rendere trasparente il suo operato prima della chiamata in Giunta, non pubblica tutto il carteggio avvenuto nel corso della sua esperienza in Ama? Che cosa ha intenzione di fare nel caso in cui arrivasse un avviso di garanzia?”. Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale alla Camera dei deputati, chiede le dimissioni dell’assessore: ««La tragicommedia è finita. L’assessore Muraro è di fatto indagata e non solo per abuso d’ufficio ma anche per reati ambientali. Il sindaco Raggi non ha più alibi. La faccia dimettere subito e la consoli affidandola a un avvocato d’esperienza, non credo le servano suggerimenti al riguardo».

Le accuse all’assessore Muraro

La Procura di Roma contesta all’ assessore all’Ambiente del Comune di Roma, Paola Muraro, dal 21 aprile scorso, data dell’iscrizione nel registro degli indagati, la violazione del comma 4 dell’articolo 256 del codice dell’ Ambiente, in riferimento al periodo in cui era consulente dell’ Ama, l’azienda capitolina che si occupa dei rifiuti. L’articolo fa riferimento alla “gestione di rifiuti non autorizzata” e il comma uno recita: “Chiunque effettua una attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione è punito: a) con la pena dell’arresto da tre mesi a un anno o con l’ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro se si tratta di rifiuti non pericolosi; b) con la pena dell’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro se si tratta di rifiuti pericolosi”. Al comma 4, quello contestato all’assessore, viene affermato che le pene previste nei commi precedenti sono “sono ridotte della metà nelle ipotesi di inosservanza delle prescrizioni contenute o richiamate nelle autorizzazioni, nonché nelle ipotesi di carenza dei requisiti e delle condizioni richiesti per le iscrizioni o comunicazioni”. Muraro ha rivestito per circa 12 anni un ruolo di consulente presso l’Ama. In particolare era referente Ippc, un protocollo internazionale sulla qualità dei rifiuti. Aveva in sostanza il compito di controllare sul tipo di qualità del rifiuto in entrata e in uscita che fossero conformi all’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale).

 

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