Valenzano, la mongolfiera della mafia fa flop: «Nessun reato per la Dda»

18 Ago 2016 18:45 - di Paolo Lami

Non sono stati compiuti reati di tipo mafioso con la dedica alla famiglia Buscemi impressa su una delle mongolfiere lanciate durante la festa patronale di San Rocco a Valenzano in provincia di Bari.
La semplice intitolazione dell’aerostato alla famiglia del pregiudicato Salvatore Buscemi, ritenuto legato al clan mafioso Stramaglia e su cui la Dda di Bari ha in corso diverse indagini, non costituisce – viene sottolineato da fonti inquirenti – un reato penale. L’inchiesta è ora nelle mani della Procura ordinaria, ed in particolare del procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno, per la contestazione, eventualmente, di un reato punito con una contravvenzione e relativo alla mancata autorizzazione per il lancio delle mongolfiere.
I carabinieri, che indagano sull’episodio, hanno accertato che quattro famiglie di Valenzano, tra cui i Buscemi, si sarebbero rivolte al cosiddetto “Comitato feste patronali” dicendo di essere interessate a finanziare il lancio di mongolfiere.
A quel punto il Comitato li avrebbero indirizzati ad una ditta di Capurso, in provincia di Bari, che avrebbe ottenuto 500 euro per ciascuno dei quattro aerostati lanciati durante la festa di San Rocco.
Gli investigatori hanno già ascoltato i responsabili del comitato feste patronali di Valenzano e il titolare della ditta delle mongolfiere, i quali hanno confermato questa ricostruzione. L’unica violazione accertata riguarda l’articolo 57 del Testo Unico sulla Pubblica Sicurezza relativo al lancio non autorizzato di mongolfiere che costerà al titolare della ditta di Capurso un’ammenda di alcune centinaia di euro.
«Dolore e condanna» per la «deprecabile vicenda accaduta durante la recente festa del Santo Patrono in Valenzano» vengono espressi dalla Curia di Bari-Bitonto, che manifesta la «propria totale estraneità all’accaduto, insieme a quella del parroco». Il riferimento è alla dedica apparsa sulla mongolfiera.
L’Arcidiocesi di Bari-Bitonto «esprime piena fiducia negli organi inquirenti affinché sia fatta piena luce sulla triste vicenda. Auspica che la magistratura possa poi intervenire secondo giustizia. E’ sempre un atto blasfemo e motivo di scandalo quello di infiltrare messaggi criminali in manifestazioni religiose».

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