Stefano Parisi: «Non sottostiamo ai ricatti del governo sul referendum»

17 Ago 2016 11:31 - di Redazione

«Non si può sottostare al ricatto che sta facendo il governo: o il Sì o il caos. Ci sono caduti anche gli osservatori internazionali, il Financial Times. Ma in Italia c’è una grave crisi economica che è precedente al lancio del referendum e che prescinde dal Sì o dal No. Chi vota No, ma ha anche uno spirito riformatore, deve però proporre un percorso di rinnovamento. Il Paese ha bisogno di riforme profonde, anche della Costituzione». Intervistato dal Fatto Quotidiano, Stefano Parisi rilancia l’idea di un’assemblea costituente.

L’iter tracciato da Stefano Parisi

«Propongo che, anche prima del referendum, il Parlamento approvi una legge costituzionale che abroghi da subito il Senato e lo sostituisca con un’assemblea costituente, eletta con il proporzionale, che abbia 18 mesi per preparare una proposta di riforma ordinata, chiara, non compromissoria», spiega Stefano Parisi. «Gli eletti a questa assemblea non potranno poi ricandidarsi in Parlamento, in modo da distinguere il lavoro della costituente dalla maggioranza di governo». Il passaggio elettorale sarà «con una campagna elettorale chiara, in cui ogni movimento politico proporrà una soluzione al nostro assetto costituzionale e i cittadini potranno votare la soluzione che ritengono più adatta: il presidenzialismo oppure il premierato, una o due Camere, Sì o No alle Regioni eccetera. Con un processo trasparente che coinvolga l’opinione pubblica», prosegue Stefano Parisi. «Nel referendum di oggi invece la maggioranza degli italiani non sa che cosa voterà e il voto diventerà inevitabilmente un Sì o un No a Matteo Renzi, piuttosto che un Sì o un No al caos».

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