Ricordo di Tripodi, smascherò gli antifascisti che inneggiavano al Duce

20 Ago 2016 15:33 - di Antonio Pannullo

Chi non ricorda (Antonino) Nino Tripodi, direttore del Secolo d’Italia negli anni di piombo e di fuoco, nonché parlamentare missino per sei legislature? Tripodi, di cui ricorre oggi l’anniversario della morte, avvenuta nel 1988, lo stesso anno in cui ci lasciarono Giorgio Almirante e Pino Romualdi, classe 1911, fu dopo la guerra tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano e anche eurodeputato per due legislature. Giornalista, scrittore, saggista, laurato in Giurisprudenza, era un uomo di una cultura immensa (si occupò anche del crepuscolarismo e della filosofia vichiana), e nei 15 anni in cui diresse l’organo del Msi il Secolo d’Italia – 1969-1982 – qualificò il giornale sia dal punto di vista culturale sia da quello politico, confermando la vocazione di quotidiano anti-sistema e anti-consociativismo che da sempre caratterizza il nostro battagliero foglio. Particolare attenzione riservò, lui che era nato a Reggio Calabria, alla rivolta di Reggio negli anni Settanta, difendendo sempre il comitato d’azione di Ciccio Franco e degli altri calabresi che si battevano contro le imposizioni del regime partitocratico. Essendo nato nel 1911, aderì consapevolmente e coerentemente al fascismo, lavorando nei Gruppi fascisti universitari (Guf), vincendo anche nel 1938 l’edizione dei Littoriali della cultura che quell’anno si tenevano a Palermo. Scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, partì volontario per combattere per la sua patria, e non appena tornato partecipò alla fondazione del Msi e nel 1958 dette vita al prestigioso Istituto nazionale di Studi politici ed economici. In quello stesso anno fu eletto alla Camera per il partito della fiamma, elezioni che fu confermata per ben sei legislature.

Tripodi fu deputato del Msi per sei legislature

Nel 1982 divenne presidente del partito e nel 1984 fu eletto all’europarlamento.Impossibile elencare i numerosissimi argomenti di cui si occupò e le battaglie che portò avanti nel corso di questi anni, sia come parlamentare sia come direttore del Secolo: era sempre in prima linea, in piazza e nelle istituzioni, per difendere gli italiani dalla corruzione e dal malgoverno, oltre che dal terrorismo rosso. Scrisse innumerevoli articoli e saggi di critica letteraria, e oltre dieci volumi, il più celebre dei quali è probabilmente Intellettuali sotto due bandiere, edito da Ciarrapico editore, in cui Tripodi in modo sarcastico ma inoppugnabile smaschera tutti i cosiddetti intellettuali antifascisti che però durante il fascismo erano entusiasti seguaci del Duce. Tripodi cita articoli, scritti, dichiarazioni, interventi di questi fascisti della prima ora che dopo la guerra o anche prima non esitarono a saltare sul carro del vincitore. Insomma, questi “eroi” iniziarono la guerra da una parte e la finirono dall’altra… Il libro è stato ripubblicato in diverse edizioni, stante il successo che ottenne. Concludiamo questo ricordo con le parole che Marcello Veneziani scrisse qualche anno fa: «Penso a Nino Tripodi, intellettuale e politico missino, direttore del Secolo d’Italia, che ricostruì il percorso dei voltagabbana dal fascismo all’antifascismo, ma solo di recente (penso ad esempio al lodevole I redenti di Mirella Serri) sono stati portati alla luce quegli “intellettuali sotto due bandiere”».

 

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