Renzi finge di non capire: la Ue è in stato comatoso e Brexit ne è la prova

23 Ago 2016 13:51 - di Antonio Pannullo

Il vertice di Ventotene, prima tappa di un percorso che avrà il suo epilogo il 25 marzo del 2017, serve innanzitutto a ribadire agli europei e a al mondo intero un concetto: l’Ue deve avere e avrà un futuro, e il premier italiano che l’Europa non è finita con la Brexit. E ad assicurarlo sono i tre maggiori leader del vecchio continente, Matteo Renzi, Angela Merkel e François Hollande, riuniti in un vero e proprio direttorio, sul ponte di volo della nave Garibaldi. Ma la questione è posta male da Renzi, che forse lui finge di non capire: non è che la Ue finisca dopo la Brexit, è che la Brexit è stata una semplice conseguenza del fatto che la Ue è finita da un pezzo. Il popolo del Regno Unito, che lo ha capito, ha liberamente scelto di liberarsi da una gabbia che stava diventando onerosa e insopportabile. Abbiamo letto un po’ ovunque dotte analisi dei vari “economisti” sul disastro che la Brexit avrebbe portato all’Europa, sulla necessità di non farlo e via dicendo. Tutta panzane, in primo luogo perché gli economisti cosiddetti finora non ne hanno mai azzeccata una, dai tempi della grande crisi del 1929 in poi, e poi perché in ogni caso è troppo presto per vedere quali effetti avrà l’uscita del Regno Unito dalla vecchia e obsoleta Unione europea. Questi “economisti”, votati alla causa di Bruxelles, hanno predetto solo catastrofi, e la stessa Ue ha minacciato Londra: se uscite non commerceremo più con voi, non avrete trattamenti di favore, e così via. Si tratta di minacce a vuoto, da cialtroni, perché semmai è Bruxelles che dovrà scongiurare in ginocchio il Regno Unito di continuare a far entrare le loro merci nell’isola: a chi le venderanno le loro costose Mercedes, Bmw, Audi, Fiat, pasta, vino, pomodoro e ortaggi in generale, se Londra decidesse di mettere dei dazi, così come la Ue ha minacciato di fare con lei?

Dopo la Brexit l’economia inglese va a gonfie vele

Nessuno che sia sano di mente avrebbe il coraggio di mettere contingentamenti o dazi a un Paese di 70 milioni di compratori ricchi, sarebbe un suicidio economico. Strano che gli “economisti” anti-Brexit non lo abbiano mai rilevato. Ma loro non rilevarono neanche il potenziale danno – poi diventato reale – che le sanzioni politiche volute dagli Usa contro la Russia avrebbero portato alle nostre economie, e in particolare a quella italiana. Erano troppo occupati i nostri analisti a seguire il diktat di Bruxelles per vedere il disastro che si fava abbattendo sul nostro continente. È naturalmente indubbio che l’uscita di una nazione come il Regno Unito ci porterà grossi danni economici, chi lo nega? Ma Londra ha scelto di fare i suoi interessi, e sarebbe ora che noi decidessimo di fare i nostri, anziché continuare a farci rovinare dalle assurdità dell’Unione europea. Alla faccia degli economisti, siamo pronti a scommettere che Londra sarà solo la prima a lasciare la nave che si autoaffonda, altri seguiranno, anche perché per ora le cose nella Vecchia Inghilterra sono immediatamente migliorate, altro che crisi paventata dai sedicenti economisti: la sterlina è subito salita, favorendo il turismo e le esportazioni di Sua Maestà; di conseguenza i consumi aumentano e la disoccupazione cala; inoltre i milioni di euro che Londra elargiva alla Ue ogni anno per non avere nulla in cambio, adesso potranno esser utilizzati le le imprese e il sociale, come ha annunciato la premier Teresa May; gli spauracchi agitati dalla Ue e anche dai nostri economisti si sono rivelati vuote parole: ma che stiamo aspettando a seguire l’esempio del popolo inglese?

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