Raggi come Monti: tra pochi giorni il no definitivo alle Olimpiadi a Roma

28 Ago 2016 8:18 - di Redazione
Nel 2012 fu il premier Mario Monti a dire di no: «Il governo non ritiene che sarebbe responsabile, nelle attuali condizioni dell’Italia, assumere un impegno di garanzia». Fine del sogno olimpico per Roma di ospitare i Giochi del 2020. Quattro anni dopo è il turno di Virginia Raggi. E anche stavolta sarà un rifiuto. Per altro già ampiamente annunciato dall’esponente 5stelle che sul no alle Olimpiadi del 2024 ha fondato buona parte della sua campagna elettorale, si legge su “la Repubblica“.

Tra pochi giorno il no definitivo della Raggi a Roma2024

La sindaca della capitale potrebbe chiudere ufficialmente la corsa alla candidatura di Roma già la prossima settimana o, più probabilmente, quella successiva. Magari davanti a un impianto sportivo incompleto o a un simbolo delle emergenze quotidiane della città che (questa la tesi della giunta) vanno affrontate prima di pensare ai grandi eventi. In Campidoglio, in questi giorni, stanno ragionando su come annunciare il ritiro che arriverà comunque prima del 7 ottobre, quando davanti al Cio va presentato il secondo step del progetto olimpico, allegando una lettera di accompagnamento del primo cittadino della città concorrente.

Entro il 7 Ottobre il no definitivo al CIO

Se basterà non firmare quell’atto o servirà una delibera che ribalti la decisione votata dall’Aula Giulio Cesare ai tempi di Ignazio Marino (maggioranza trasversale, no degli M5S ), in Comune ancora non lo sanno. Tra i 5 Stelle, alcuni avrebbero voluto comunicare il no già prima di Ferragosto, nel pieno delle Olimpiadi di Rio, a ridosso del viaggio del premier Matteo Renzi, volato in Brasile anche per sponsorizzare la corsa della capitale. In quella missione doveva esserci anche un rappresentante del Campidoglio, bloccato a fine luglio dalla Raggi con una lettera che motivava la decisione «tenuto conto dei mutati indirizzi politici della giunta». Su Facebook la sindaca aggiunse anche un’altra giustificazione: «Stop ai viaggi pagati da Roma capitale per le Olimpiadi». Una gaffe, visto che quella missione sarebbe stata a carico del comitato olimpico. Rispetto a quell’accelerazione, in Comune prevalse poi una linea più morbida, complice anche la “tregua olimpica” siglata prima di Rio con Giovanni Malagò. Il numero uno del Coni riuscì a convincere ilvicesindaco Daniele Frongia a non prendere decisioni in pieno agosto, per tutta la durata dei Giochi. Promessa mantenuta, nonostante il solco fosse tracciato: «Più che Olimpiadi dello sport mi sembrano Olimpiadi del mattone», disse la sindaca subito dopo il ballottaggio. L’opinione non è cambiata, malgrado da parte del Coni sia arrivata più di un’apertura sulla modifica di un progetto che vedrebbe sorgere il villaggio olimpico a Tor Vergata, a sud di Roma, un’area che non piace, tra gli altri, anche al nuovo assessore all’Urbanistica Paolo Berdini.

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