Ma quale Fallaci, fu Gianna Preda la vera giornalista d’assalto della destra

8 Ago 2016 8:00 - di Antonio Pannullo

35 anni fa moriva nella sua casa sul lago di Vico Gianna Preda (pseudonimo di Maria Giovanna Pazzagli, nata a Coriano in provincia di Forlì nel 1921). Gianna Preda, famosissima nell’ambiente del Movimento Sociale Italiano, fu negli anni Sessanta e Settanta la giornalista di riferimento di tutto un mondo anticomunista e antisistema. Gianna Preda, colonna, insieme con Mario Tedeschi, del periodico politico culturale Il Borghese, che in Italia ha fatto davvero scuola di giornalismo, era una giornalista di assalto, di inchiesta, che riuscì ad affermarsi nonostante il sistematico ostracismo non solo della sinistra radicalchic ma anche della Democrazia Cristiana, alla quale procurò in più di un’occasione forti dispiaceri, come quella volta nel 1965, quando costrinse Amintore Fanfani, mostro sacro della Balena Bianca, alle dimissioni nello stesso giorno in cui uscì l’intervista a Giorgio La Pira, storico sindaco socialista di Firenze, il quale aveva detto che Fanfani era appoggiato sia a destra sia a sinistra. Questo e altri scoop giornalistici fecero di Gianna Preda e del Borghese una delle più autorevoli testate nazionali, anche per il carattere del tutto originale che gli aveva dato Leo Longanesi e in seguito Mario Tedeschi. Ma soprattutto oggi, a distanza di 35 anni possiamo attribuire a Gianna Preda e a tutta la squadra del Borghese che – giova ricordarlo – operò in anni difficilissimi, dove la sinistra faceva e il bello e il cattivo tempo, soprattutto il cattivo, se consideriamo che alla redazione del giornale fu messa una bomba che solo per il pronto intervento dello stesso Tedeschi non causò una autentica strage, possiamo attribuire, dicevamo, il merito e la capacità di antivedere quanto stava accadendo in Italia a opera dei comunisti e della Dc e del loro consociativismo in merito a corruzione, malgoverno, malapolitica: Gianna Preda fu sempre una instancabile e implacabile fustigatrice dei costumi, soprattutto politici, del sistema politico italiano, denunciando Tangentopoli e il terrorismo tanti anni prima che divenissero fenomeni strutturali. Ma il rumore fatto dalle sinistre, dalle bombe, dalle persecuzioni di ogni genere contro la destra, impediva che le voci della Preda, di Tedeschi e del Borghese fossero ascoltate.

Gianna Preda sposò un ufficiale della Rsi

Gianna Preda nacque in Emilia Romagna, non lontano da Rimini e, dopo aver frequentato il liceo artistico a Bologna, si dedicò con passione al giornalismo, collaborando con i felsinei Giornale dell’Emilia e Cronache. Traseritasi a Roma, collaborò con Epoca, allora periodico prestigioso, per il quale intervistò padre Tondi, gesuita spretato che aveva sposato una militante del Pci e che aveva organizzato una lista di monarchici e missini alle comunali di Roma. Costui si era nascosto, ma la Preda lo scovò, lo intervistò e lo fece persino ballare in una balera. La foto fece il giro del mondo e divenne un manifesto anticomunista alla vigilia delle elezioni. Intanto nell’aprile del 1943 aveva sposato a Bologna Amedeo Predassi, ufficiale della Milizia della Repubblica Sociale Italiana, dal quale ebbe due figli, Donatella e Giacomo. Dopo la guerra, fu notata da Leo Longanesi e chiamata a collaborare al Borghese. Secondo la leggenda, fu un proto a non capire la firma di Maria Giovanna Pazzagli in Predassi in calce all’articolo, firma vergata malamente e in fretta a mano, così Predassi divenne Preda, cosa che piacque moltissimo a Longanesi che decise che da quel giorno lei sarebbe stata Gianna Preda. Dopo la prematura morte di Longanesi, avvenuta nel 1957, lei divenne redattore capo della rivista diretta da Tedeschi. Collaborò anche con il Giornale d’Italia, diretto da Aldo Borelli, direttore del Corriere della Sera durante il fascismo. Per il Giornale d’Italia la Preda realizzò una bellissima intervista con Lina Merlin, proprio all’indomani della sua legge con cui chiudeva le case di tolleranza in Italia. L’intervista, però, nell’Italia bacchettona di quegli anni, non venne mai pubblicata, ma la Preda confermò di essere una giornalista scomoda per il potere, una vera giornalista. La sua cifra costante fu lo spietato attacco al malcostume politico dei partiti del cosiddetto arco costituzionale, qualsiasi suo articolo di cronaca o di politica metteva a rumore l’intero Paese. Anche perché aveva una rete di conoscenze molto vasta, ciò che le permise molte volte di avere notizie in anteprima: nessuno fu risparmiato dai suoi strali persino persone come Enrico Mattei, di cui denunciava le aperture anti-atlantiche o come il presidente Giovanni Gronchi, che considerava troppo debole verso l’offensiva antiitaliana dei comunisti.

Gianna Preda scrisse dieci libri e fondò Il Bagaglino

 

Innumerevoli e sempre interessanti le sua intervista: a Umberto II, il re in esilio, alla moglie, Maria Josè; dal cardinale Alfredo Ottaviani, il “carabiniere della Chiesa”, noto per le sue posizioni anticomuniste e antiprogressiste, ai politici Oscar Luigi Scalfaro, Ugo La Malfa, Mario Scelba, Giovanni Malagodi e tanti tanti altri. A quella con La Pira, poi, aveva introdotto di nascosto un registratore, garantendo che sarebbe stato solo un breve colloquio. La beffa, veramente geniale, fu che l’intervista si svolse a casa proprio di Fanfani, organizzata dalla moglie Bianca. Come detto, Fanfani si dimise lo stesso giorno dell’uscita dell’articolo, dalla carica di ministro. In quel colloquio, tra l’altro, La Pira espresse ammirazione e stima per Mussolini e definì Aldo Moro un “molle senza gioia di vivere”. Indimenticabile, poi, per chi non è giovanissimo, la rubrica della posta sul Borghese tenuta dalla Preda. Il Borghese e la sua squadra insomma accompagnarono gli italiani “borghesi” nella comprensione dei profondi rivolgimenti degli anni Sessanta e Settanta, che l’opinione pubblica considerava di cattivo costume e intolleranti verso la morale comune. Vogliamo ricordare che negli anni Settanta fu proprio Mario Tedeschi insieme con Luciano Cirri che fondò il Soccorso Tricolore, in contrapposizione a quel Soccorso Rosso che difese gli autori della strage di Primavalle o l’assassino di Carlo Falvella. Gianna Preda scrisse alcune sceneggiature cinematografiche, una decina di libri (tra cui ricordiamo, insieme con Tedeschi, Il ventennio della pacchia, del 1971), testi satirici per Oreste Lionello e, insieme a Luciano Cirri e altri, fondò Il Bagaglino e poi Il Giardino dei supplizi. Fu sempre vicina al Msi, ma nel 1976 condivise la scelta di molti di aderire a Democrazia Nazionale, anche perché era stata in dissenso con Giorgio Almirante su divorzio e aborto. Infine, non si può non citare l’inno della Destra Nazionale che scrisse: “noi siamo gli italiani della Destra nazionale e non ciechi strumenti del marxismo clericale….”

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