Su Raistoria il film dedicato a Mishima e alla sua sfida al Giappone moderno

14 Ago 2016 13:10 - di Redattore 54

Alle 21,30 Raistoria trasmette oggi, 14 agosto, il film del 2012 di Koji Wakamatsu , dedicato alle ultime drammatiche fasi della vita dello scrittore giapponese Yukio Mishima, 25/11 il giorno dell’autodeterminazione. Il 25 novembre del 1970 Mishima infatti stabilì di togliersi la vita attraverso il rituale seppuku riservato ai samurai. Un gesto compiuto dopo un discorso, dal ministero della Difesa occupato dallo scrittore e dai suoi discepoli, in difesa dei valori del Giappone tradizionale uscito sconfitto dalla seconda Guerra mondiale. Egli si uccise insieme al fedele compagno che faceva parte del Tate no kai, Società dello scudo, nata per far rinascere nel Giappone piegato dalla disfatta militare quello spirito patriottico che la nuova Costituzione si impegnava a tenere soggiogato con la rinuncia alla guerra e all’esercito. Ne facevano parte circa 84 studenti.

Singolare che il film vada in onda sulla tv pubblica proprio nei giorni in cui l’imperatore Hakihito, rivendicando le sue prerogative umane, troppo umane, il suo declino fisico e l’invecchiamento (si tratta del primo imperatore salito al trono senza più le prerogative “divine” che la cultura giapponese attribuiva al sovrano) annuncia una probabile abdicazione che rappresenta un ulteriore colpo alla concezione imperiale tradizionale. In ogni caso i sentimenti di Mishima non erano isolati e non erano frutto di fanatismo, la sua morte – come ha scritto Piero Buscaroli nelle sue memorie – “non è che la punta tagliente di una roccia nascosta ancora sommersa, che tuttavia si muove e tende a venire su”.

Il dolore di Kawabata per la morte di Mishima

Lo scrittore riferisce, ancora, un episodio che dimostra l’enorme impressione che la fine di Mishima suscitò nei suoi compatrioti più consapevoli, tutt’altro che inclini a considerarlo un fondamentalista un po’ invasato: “Quando ebbero portato via i corpi di Mishima e del suo seguace – scrive Buscaroli – rimasero lì le teste recise sanguinanti, poggiate su un foglio di giornale, che non sporcassero lo studio del signor generale. Allora, arrivò un altro scrittore, il più illustre del Paese, ‘il tesoro umano’, come lo chiamano, Yanusari Kawabata: un intaglio d’avorio minuto, fragile viso rugoso, incorniciato di lunghi capelli d’argento, il solo Nobel per la letteratura di tutta l’Asia. Era a un funerale quando gli dissero come e dove Mishima, che proteggeva e stimava, si era tolto la vita. Salì il colle Ichigaya, entro nell’Agenzia di Difesa, e lo portarono a vedere le due teste deposte sul giornale. Kawabata aveva 71 anni. Guardò la testa dell’amico, i suoi occhi socchiusi, e pianse. Non disse che era pazzo. Non disse nulla. In silenzio riepilogò le cause per cui un samurai, in altri tempi, si toglieva la vita: per sottrarsi alla morte data da estranei; per protestare contro un’ingiustizia subìta; per testimoniare la sua fedeltà all’imperatore. Se uno sa comprendere ognuno di questi moventi nel suo significato più ampio, si rende conto che Mishima si è ucciso per tutte e tre la ragioni insieme” (P. Buscaroli, Dalla parte dei vinti, Mondadori 2010).

Opere e temi prediletti da Mishima

Mishima subì l’influsso del romanticismo giapponese ma anche la moderna letteratura occidentale fu per lui oggetto di analisi e studio. Risale al 1949 l’opera, Confessioni di una maschera, che lo rese celebre nonostante la particolarità del tema: la confessione da parte del protagonista della propria omosessualità. Dopo un viaggio in Grecia, nel 1954, venne pubblicato La voce delle onde, ispirato al mito di Dafne e Cloe. L’opera di maggior successo fu Il padiglione d’oro (1956) storia di un giovane monaco affascinato e allo steso tempo turbato dalla bellezza del tempio buddhista di Kinkakuji, al quale alla fine darà fuoco. Negli anni Sessanta il suo percorso ideologico si fa più solido e nitido, poggiando sull’idea dell’unità di pensiero e azione. E’ del 1967 il libro La via del Samurai, introduzione al bushido, etica dei samurai teorizzata nel XVI secolo da Yamamoto Jocho. Un anno dopo giunge la pubblicazione di Sole e acciaio, esaltazione della vitalità e della potenza del corpo. Prima della morte Mishima realizzò un film, da lui stesso diretto e interpretato, ispirato al suo racconto Morte di mezza estate, nel quale prefigura la scelta del seppuku: vi si narra infatti di un giovane ufficiale che dopo il colpo di Stato del 1926, pur di non obbedire agli ordini di attaccare i ribelli, per i quali simpatizza, sceglie di uccidersi.

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