Il centrodestra italiano: le strade per ricomporre il mosaico sono due

4 Ago 2016 15:36 - di Carlo Ciccioli

Il centrodestra, dalla caduta del Governo Berlusconi nell’autunno 2011, sta vivendo una condizione di ricerca della nuova linea politica. È evidente che quando si perde la rappresentanza maggioritaria i disegni sono funzionali alla situazione in cui ti trovi. Come sempre in politica le opportunità sono due: cercare di accostare e ricavarsi un ruolo, anche se subalterno, oppure fare una opposizione frontale, attendendo che sull’altro versante si determinano fratture che possano produrre un ribaltamento. Fin dall’inizio, l’allora Pdl, cercò di trovare un qualche tipo di mediazione sostenendo il Governo Monti. In particolare i settori più moderati cercarono meccanismi di inserimento attraverso nomine, incarichi, magari di figure tecniche e la condivisione di atti parlamentari. La cosa è continuata anche nella nuova legislatura uscita dai risultati paralizzanti delle elezioni politiche del 2013.

 Il soccorso parlamentare di alcuni esponenti del centrodestra

Di fatto la resuscitata  Forza Italia, conseguente alla scissione di Alfano e alla nascita di Ncd, ha continuato nella linea di semi-opposizione ai governi Letta e soprattutto Renzi. Il Patto del Nazareno è stato il documento più significativo di tale percorso che, pur tra alti e bassi, quali l’elezione non concordata di Mattarella alla Presidenza della Repubblica, è sempre proseguito. Nei passaggi parlamentari importanti, quando Renzi è stato ad un passo dall’essere abbattuto, il soccorso dei parlamentari di Forza Italia non è mai mancato, attraverso assenze strategiche o voti dichiaratamente favorevoli. E questo è accaduto soprattutto sull’atto più importante e delicato della legislatura, cioè la Riforma Costituzionale. Senza l’accordo implicito o esplicito di Forza Italia Renzi sarebbe caduto da tempo. Va aggiunto che non sempre l’opposizione frontale è la scelta migliore per battere l’avversario, che talvolta va cucinato a fuoco lento. La storia ci ricorda che talvolta abbattere un nemico debole può produrre soluzioni di gran lunga peggiori, ma che Renzi sopravviva grazie all’ossigeno di eletti del centrodestra, non solo Alfano e successivamente Verdini, ma dalla stessa Forza Italia, è un dato di fatto.

 Il centrodestra ha la necessità di ricomporsi

Nel frattempo la Legislatura è andata avanti e adesso iniziamo ad essere all’ultimo anno e mezzo e quindi siamo ai titoli di coda. Il centrodestra deve riproporre un cartello elottorale ed un progetto credibile per presentarsi alle elezioni, quando la più forte opposizione, il Movimento 5 Stelle e la maggioranza composita di Renzi si stanno logorando sul campo. Il centrodestra è all’ombra, quasi all’angolo, ma in realtà è nella condizione più favorevole per uscire con una nuova proposta di rottura con persone e prospettive diverse per l’Italia. Ma proprio questo è il nodo, perché una parte del centro del centrodestra pensa ad assetti che si inseriscano nel piano Renzi, sognano un Pd che perda irreversibilmente la sua sinistra mantenendo invece l’establishement consolidato con la quale ha rapporti da sempre e l’ausilio di una  quota anche modesta di elettori di centrodestra possa produrre risulti vincenti alle prossime elezioni politiche. Questa è la linea del Foglio di Giuliano Ferrara, che in qualche modo è il battistrada culturale ed ideologico dell’operazione; questa è la linea delle aziende di Berlusconi, esplicitata con dichiarazioni ufficiali da Confalonieri, che rappresenta l’Universo di Mediaset e Publitalia, ma ben strutturata da Gianni Letta, che è anche il Presidente di Medusa Film, da Marina Berlusconi che guida la Mondadori, da Doris di Banca Mediolanum e dallo stesso Galliani che continua a seguire il Milan.

 La ristrutturazione di Forza Italia

A gestire la ristrutturazione di Forza Italia, Berlusconi, declinante sul piano della salute e dell’immagine, ha chiamato due persone emblematiche per rappresentare l’azienda: l’ex candidato sindaco del centrodestra di Milano Stefano Parisi, che dalle sue aziende è passato, e Alfredo Messina, chiamato direttamente dall’interno del suo gruppo per riorganizzare la “cassa” e le strutture territoriali. Ma proprio questo è il limite: mentre è comprensibile che Berlusconi ha come interesse la salvaguardia del suo gruppo imprenditoriale, il popolo del centrodestra ha esigenze e obiettivi completamente diversi. Nella fase dell’immigrazione selvaggia, del terrorismo diffuso e del’Islam incalzante con le problematiche che comporta, dello stravolgimento economico che determina la perdita del lavoro da parte di  milioni di persone, della scomparsa del ceto medio e della crescita esponenziale di milioni di famiglie sotto la soglia di povertà, dell’esplosione della criminalità organizzata e diffusa che attacca i cittadini fin dentro le proprie abitazioni e controlla intere aree del territorio, non solo al sud ma anche nelle aree metropolitane del nord, la restaurazione di un “centro moderato” non interessa proprio a nessuno.

Il ruolo di Fratelli d’Italia nel centrodestra

È scomparsa anche elettoralmente la figura dell’elettore moderato che ormai si attesta, in Italia e in tutto il mondo occidentale, a percentuali irrisorie. Fuori dei palazzi del potere i moderati non si trovano più neppure con la lanterna di Diogene. Ovunque la gente aspira alla mazza e non alle buone maniere. In attesa di tempi migliori i segnali stanno già arrivando dall’estero. Il primo è stato la Brexit, inaspettata da tutti e osteggiata da tutte le centrali di potere, la seconda sorpresa può venire dagli Stati Uniti, dove Trump è tutt’altro che fuori gioco e sta svolgendo una partita tutta all’attacco, dove da minoritario sta diventando maggioritario nel Paese. Del resto l’America è ormai esausta dalla Obama-story e da tutto il suo contorno. Il cambio in America significa nuove relazioni degli Usa con la Russia e nuova dimensione europea. Fine del politicamente corretto e riscossa del pensiero occidentale. Altro che Renzi in Italia. Per chi è di destra occorre da subito metter mano alla costruzione di un’area popolare e populista che comprenda Fratelli d’Italia, Lega, ed un nuovo Partito del centro, con quelli che in Forza Italia rifiutano la confluenza con le politiche di Renzi, insieme con i vari Fitto, Tosi, ma soprattutto coloro che da Toti a Brunetta, dalla Gelmini alla Carfagna hanno l’ambizione di svolgere un ruolo politico. Voglio sperare che tutti gli ex An dell’ex Pdl, che dovrebbero avere una incompatibilità “ambientale” ed esistenziale con l’apparato del Pd, per quanto rivisto, affaristico e corretto, compiano una scelta forte per ricostruire un contenitore che sia espressione dei nostri valori e della nostra storia. Fratelli d’Italia offre già una buona piattaforma di partenza e di radicamento politico sul territorio. Questa è l’unica linea, queste le due prospettive dell’attuale area di centrodestra, assolutamente incompatibili tra loro.

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