E continuavano a chiamarla “casta”: il Senato manda Caridi in carcere

4 Ago 2016 17:30 - di Francesca De Ambra

La gara a chi tra Pd e M5S è più “manettaro” ha fatto un’altra vittima: Antonio Stefano Caridi, senatore di Gal, formazione afferente al centrodestra, per il quale l’aula del Senato – in conformità con la proposta della competene Giunta per le Immunità – ha disposto l’arresto accogliendo con 154 si, 110 no e 12 astenuti la richiesta del gip di Reggio Calabria che a sua volta aveva fatto propria la tesi della Procura reggina circa la funzionalità del parlamentare ai disegni criminosi del grumo di potere massonico-mafioso al centro dell’inchiesta “Mammasantissima“. A nulla dunque è servito il voto segreto, richiesto dal gruppo Gal con la speranza di evitare il carcere al proprio rappresentante.

Caridi (Gal) è al centro dell’inchiesta “Mammasantissima”

A Caridi non è restato quindi che accontentarsi della calorosa solidarietà tributatagli all’esito della votazione dal centrodestra (fa eccezione la Lega): applausi, baci, strette di mano (Pierferdinando Casini) e pacche consolatorie sulle spalle che lo hanno commosso fino quasi alle lacrime. e rosso in volto. Il tutto è durato qualche minuto, poi un silenzio irreale ha accompagnato il senatore fuori dall’emiciclo. In aula Caridi si era battuto con emozionata determinazione professando la propria innocenza ed evidenziando quelli che, a suo dire, erano i punti deboli dell’inchiesta a suo carico. «Sono sicuro che la mia innocenza verrà riconosciuta in sede giudiziaria e affido alla vostra coscienza di parlamentari l’integrità di quest’organo parlamentare prima che della mia libertà», sono state le parole con cui ha chiuso il suo intervento. Non ha invece accennato ad alcuna reazione quando un senatore del M5S ha provato a riprenderlo con il telefonino. È invece intervenuto il presidente Pietro Grasso: «Vi invito a non fare riprese non autorizzate e a non fare gesti di manette o altro genere che nulla hanno a che vedere con la delicatezza della situazione».

Il Ncd contro il Pd: «Siete i passacarte delle procure»

Nulla, tuttavia, poteva salvare Caridi dal combinato disposto tra il “manettarismo” a Cinquestelle e la paura del Pd di esservi scalzato nella considerazione delle toghe. Non è un caso se in un sussultio di dignità gli alleati del Ncd-Ap abbiano provato a fare breccia nell’alleato utilizzando le parole spese da Renzi in occasione della richiesta di arresto di Antonio Azzollini, esponente della maggioranza. «Il Parlamento non è un passacarte della procura di Trani, Matteo Renzi, 31 luglio 2015», ha esordito il senatore centrista Gabriele Albertini annunciando il voto contrario del suo gruppo all’arresto di Caridi. «Oggi – ha aggiunto – ci accingiamo a fare da passacarte della procura di Reggio Calabria». Ma il Pd è stato impenetrabile, con evidente soddisfazione del suo capogruppo Luigi Zanda che ne aveva annunciato la presenza a ranghi compattissimi. C’è poco da fare: il doppiopesismo ce l’hanno nel sangue.

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