Bloccare internet ai sospetti terroristi dell’Isis: è questa la soluzione?

7 Ago 2016 11:50 - di Robert Perdicchi

Vietare il web ai sospetti terroristi dell’Isis. Può essere questa la soluzione per bloccare l’inarrestabile flusso di propaganda che si consuma in rete? Ne è convinto Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, secondo cui “il primo passo verso la radicalizzazione dei soggetti che le forze di polizia e la magistratura italiana stanno monitorando è l’adesione ideologica, il recepimento e la diffusione dei proclami del jihad. Comportamenti che non configurano reato ma sono sintomo di pericolosità. In questi casi è possibile applicare la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza: in sostanza controlli di polizia più serrati sul soggetto e divieti particolari come, per esempio, il divieto di navigare sul web”. In una intervista al Mattino, Franco Roberti spiega. “Personalmente come procuratore nazionale antiterrorismo ho già ottenuto l’ accoglimento di queste proposte di misura preventiva nei confronti di due soggetti da parte dei tribunali di Vicenza e di Brescia. Se applicata in modo diffuso e sistematico, questa misura è certamente efficace. Ma non solo”. “In materia di terrorismo – prosegue Roberti – la giurisprudenza si va arricchendo giorno per giorno. E la Corte di Cassazione ha stabilito che può essere accusato di partecipazione al terrorismo islamista anche chi operando in Italia ha messo in atto condotte funzionali alla vita dell’ Isis, attraverso attività di proselitismo, finanziamento, reclutamento e addestramento di soggetti”.

Isis e la tecnologia del terrorismo

Ma basterà o qualche controllo in più alle frontiere potrebbe garantire maggiori risultati contro Isis di un’opera di prevenzione virtuale? Di sicuro il web, nella sua profondità inaccessibile a chi non abbia dimestichezza con la tecnologia, nasconde tanti misteri e sacche di anonimato che da sempre foraggiano traffici illeciti e scambi di informazioni. E in questo senso gli hacker “di Stato” sono sempre più indispensabili, in certi casi anche più di un presidio fisico nelle strade o vicino gli obiettivi sensibili.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *