Turchia, ancora epurazioni: mandati d’arresto per 47 giornalisti, espulsi altri 32 prof

27 Lug 2016 12:01 - di Giulia Melodia

Continuano le epurazioni disposte dal presidente turco Erdogan dopo il fallito golpe militare del 15 luglio scorso. Colpire università e media, o comunque, più in generale, chiunque abbia avuto o abbia un seppur minimo collegamento con l’imam Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere la mente del tentativo di colpo di Stato: queste le coordinate punitive seguite dal governo e dal suo leader.

Turchia, mandato d’arresto per 47 giornalisti

Così, le autorità turche hanno emesso un mandato d’arresto nei confronti di 47 giornalisti per presunti legami con la rete di Fethullah Gulen. A riferire gli ultimi aggiornamenti sulle epurazioni di Ankara è stata la Cnn Turk, che nel dare contezza delle manette scattate nuovamente tra i giornalisti, specifica che ci sono molti ex reporter del quotidiano Zaman, sequestrato a inizio marzo. In cella, come noto, è già finito nei giorni scorsi il noto editorialista Sahin Alpay, e della lista fanno parte anche gli ex direttori dell’edizione inglese del giornale, Bulent Kenes e Sevgi Akarcesme.

Rimossi altri 32 professori dalle università

E ancora, almeno 32 professori universitari e 5 membri del personale amministrativo sono stati rimossi dall’università Afyon Kocatepe, nell’Anatolia occidentale, anche loro sempre per presunti legami con la rete di Fethullah Gulen. Lo rende noto lo stesso ateneo, dalle cui fonti si evince anche che in totale, nelle purghe seguite al putsch, sono stati allontanati finora almeno 1.617 dipendenti di 41 università turche, mentre 234 accademici sono stati arrestati. Inoltre, 15 atenei sono stati chiusi.

Esercito Usa, le accuse a noi sul golpe sono assurde

«È assurda la notizia che il generale Campbell sarebbe coinvolto in qualcosa del genere. È un mio amico personale e si dà il caso che io sappia che adesso sta facendo molte cose, e tra queste non c’è pianificare un colpo di stato in Turchia. Non so proprio da dove sia potuta venire questa notizia»: così il capo di stato maggiore Usa, il generale Joseph Dunford, ha commentato le accuse lanciate nei giorni scorsi dai media turchi pro-Erdogan di un coinvolgimento del generale in pensione John Campbell nell’organizzazione del golpe, per conto della Cia. Dunford ha anche reso noto di aver sentito 2 volte dopo il putsch il suo collega turco, Hulusi Akar, sequestrato dagli insorti la notte del golpe, che lo avrebbe rassicurato sul mantenimento degli impegni di Ankara nella lotta all’Isis: «Le operazioni che stiamo conducendo dalla Turchia sono in quasi tutti i modi tornate alla normalità». Se di normalità, in questi giorni in Turchia, si può parlare…

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