«Ho tirato la cordina e…». Parla il papà del bimbo morto sulla minimoto

19 Lug 2016 17:05 - di Redazione

Insultato sui social, distrutto dal dolore, il papà del bambino morto in un incidente al Racing Park di Viadana, in provincia di Mantova, si lascia intervistare da Repubblica e racconta la storia del suo piccolo campione, Marco, di appena 6 anni.

Il tragico incidente e il coma

Davanti alla camera ardente del piccolo Marco, morto sabato scorso dopo sette giorni di coma, il papà, Cristian Scaravelli, racconta: «Ho tirato la cordina per riaccendere la moto. Quel giorno faceva un caldo bestiale e volevo evitare di spingerla fino al gazebo che era a una quarantina di metri. Marco è saltato su e ha iniziato ad accelerare. La moto è partita, lui si è sbilanciato all’indietro, spaventato. E così è andato al massimo. Ha sfiorato un bambino, poi una transenna e poi dritto sulla piantana in ferro del cancello, dove ha battuto la testa…».

Il racconto disperato del papà

Il papà del piccolo Marco, che fa l’impiegato e ha sposato Loreta, trentaquattrenne lituana, si scusa tutte le volte che deve interrompere il  racconto perché qualche micosi avvicina per abbracciarlo. «Poi Marco ha perso i sensi e non si è più svegliato», continua Cristian. Da quel giorno maledetto è iniziata una settimana interminabile: l’elicottero, l’ospedale, le corse disperate. «Aveva un braccio rotto e un taglio a una gamba. La botta in testa all’inizio non sembrava gravissima, poi tutto è peggiorato. Tac negativa, intervento chirurgico e i dottori a dirmi che potevano esserci dei danni permanenti. Ma me lo potevano dare anche senza gambe che avrei fatto i salti di gioia». Marco invece non ce l’ha fatta.  Al dolore per il figlio morto si aggiunge quello per essere stato la causa dell’incidente e aver tirato quella cordina.

Gli insulti sul web

«Non si fa andare un bambino di sei anni in moto». «Non è possibile morire per colpa dei grandi»: questo il tenore dei commenti che impazzano sui social contro il papà di Marco.  «Io dico che lo scivolo dell’acquapark e la bicicletta possono essere molto più pericolosi di una minimoto – si difende Cristina – c’erano due istruttori per due bambini, tutti equipaggiati, velocità minima, pista sicurissima. Queste lezioni le consiglio». Poi anche la mamma trova la forza di parlare: «Oggi Marco è stato più generoso di sempre, ha donato i suoi organi a cinque bambini perché possano sorridere come lui…».

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