Tav, così la ‘Ndrangheta è riuscita ad aggiudicarsi appalti del Terzo Valico (video)

19 Lug 2016 14:44 - di Paolo Lami

Le cosche della ‘ndrangheta erano riuscite a mettere le mani su alcuni sub appalti per la realizzazione delle linee ferroviarie ad Alta Velocità e facevano il tifo per il cosiddetto “Terzo valico” che, ritenevano, avrebbe portato nelle casse dell’organizzazione una montagna di soldi. E’ stata un’inchiesta della Polizia e della Dia, inchiesta che ha portato all’arresto di una quarantina di persone e al sequestro preventivo di beni mobili, immobili, depositi bancari e di numerose società riconducibili agli indagati per un valore di circa 40 milioni, ad alzare il sipario sulla vicenda svelando i metodi con cui i clan erano riusciti ad aggiudicarsi gli appalti.
Le indagini della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che hanno accertato la presenza di «stabili collegamenti» con le famiglie di origine di esponenti dell’organizzazione da tempo in Liguria, attivi nell’edilizia e nel movimento terra, che avrebbero acquisito sub appalti per la realizzazione del “Terzo valico” e con «politici locali, regionali e nazionali di Reggio Calabria» e con «funzionari dell’Agenzia delle Entrate e della Commissione Tributaria», sempre della provincia di Reggio, sono partite dal monitoraggio di alcune ditte che operano nel movimento terra nell’area del Savonese e si sono poi allargate tanto da dover essere divise in due filoni: uno, con il coordinamento dello Sco, il Servizio centrale operativo, è stato condotto dalle squadre mobili di Reggio Calabria, Genova e Savona, l’altro dal Centro Dia di Genova, con la collaborazione degli uffici di Reggio Calabria e Roma.

Chiesto (ma il gip non lo concede) l’arresto di due parlamentari

Per gli arrestati – 15 gli arresti compiuti in Liguria dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Genova che ha curato la parte dell’inchiesta sugli appalti per i lavori al Terzo Valico ferroviario, la linea ad alta velocità che collegherà Genova a Milano – le accuse vanno, a vario titolo, dall’associazione per delinquere di stampo mafioso, al concorso esterno in associazione mafiosa, dalla corruzione, all’intestazione fittizia di beni e società.
La Dda di Reggio Calabria aveva chiesto anche l’arresto del deputato Giuseppe Galati di Alleanza Liberalpopolare-Autonomie per corruzione aggravata dalle modalità mafiose, ma il gip non l’ha accolta perché non ha ritenuto sussistesse un quadro indiziario grave. Richiesta d’arresto anche per il senatore Antonio Caridi, di Fi ma, in questo caso, il gip ha ritenuto che le accuse fossero assorbite dall’ordinanza emessa nell’operazione Mammasantissima.

 

Indagato il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, D’Agostino

Fra gli indagati di peso in libertà c’è il vice presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco D’Agostino – eletto nel 2014 con la lista “Oliverio presidente” – nei confronti del quale  viene ipotizzato il reato di intestazione fittizia di beni, aggravata dall’avere agevolato la ‘ndrangheta. D’Agostino, al quale hanno perquisito casa e ufficio, è un imprenditore nel campo dei prodotti ittici, consigliere alla Provincia di Reggio Calabria dal 2011 e consigliere comunale a Cittanova: la sua azienda è, attualmente, fra gli sponsor della Reggina Calcio.

La “torta” del Terzo Valico Tav, business da 6,2 miliardi di euro

L’inchiesta è partita da alcuni accertamenti svolti dalla Dia fra il 2009 e il 2011 su alcune famiglie calabresi trapiantate in Liguria e da indagini della squadra mobile di Genova che nei due anni successivi, nel 2012 e il 2013, hanno trovato conferme, così le informazioni sono state trasferite alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.
In particolare nelle mire della ‘ndrangheta è finito il cosiddetto Terzo Valico, la nuova linea ferroviaria ad alta capacità veloce tra Genova e Milano che ha l’obiettivo di potenziare i collegamenti del sistema portuale ligure con le principali linee ferroviarie del Nord Italia e con il resto d’Europa.
Contestata da molte associazioni e comitati di cittadini per gli alti costi e i rischi ambientali, la nuova linea si sviluppa lungo 53 km, di cui 37 in galleria e ha un costo, previsto dal Cipe, di 6,2 miliardi di euro. Partendo dal nodo di Genova, corre lungo la direttrice Genova-Milano, fino a Tortona, e lungo la direttrice Alessandria-Torino fino a Novi Ligure, quindi si innesta sulle linee esistenti di collegamento con Milano e Torino.

Le cosche calabresi sostenevano il movimento “Sì Tav”

Dagli accertamenti è emerso, fra l’altro, che alcuni affiliati alla cosca regginaRaso-Gullace-Albanese” operanti in Liguria, allo scopo di agevolare l’inizio dei lavori del Terzo valico hanno anche sostenuto il movimento “Sì Tav”. In Liguria e Piemonte è stata accertata infatti l’infiltrazione degli appartenenti alla cosca in sub-appalti già aggiudicati per la realizzazione dell’infrastruttura “Terzo Valico dei Giovi” attualmente in fase di costruzione. Secondo quanto emerso dalle indagini, le imprese edili e di movimento terra riferibili alla cosca “Raso-Gullace-Albanese”, hanno acquisito anche appalti dalla Cooperativa “Coopsette” attraverso la corruzione di dipendenti infedeli che assegnavano le commesse in seguito dell’approvazione di preventivi appositamente “gonfiati”, permettendo così un maggior guadagno alle imprese mafiose e assicurarsi il pagamento di un corrispettivo.

Il business delle lampade led e delle pulizie alle Poste

Imprese intestate a prestanome ma, poi, riconducibili a affiliati alle cosche Raso-Gullace-Albanese e Parrello-Gagliostro, grazie a compiacenti imprenditori e manager genovesi e romani, avevano acquisito, tra gli altri, il sub-appalto per i servizi di igiene civile e industriale di Poste Italiane e Alleanza Assicurazioni in provincia di Reggio Calabria.
Le società riconducibili alla ‘ndrangheta, secondo l’accusa, sono attive prevalentemente nel settore dei servizi di igiene ambientale con sedi in Lombardia, Emilia Romagna e Calabria. Ma c’è un altro aspetto che ha colpito gli investigatori: la tendenza della ‘ndrangheta ad investire i propri capitali illeciti anche nel settore della produzione e commercializzazione di lampade a led.
Dalle indagini di Polizia e Dia sarebbero emersi anche consistenti investimenti all’estero nel settore immobiliare mediante una serie di operazioni realizzate in costa Azzurra, nelle Canarie ed in Brasile, attraverso il riciclaggio di capitali di provenienza illecita e la contestuale acquisizione di disponibilità finanziarie in quei Paesi grazie a rapporti instaurati con fiduciari locali.
«Le cosche sono sempre più evolute verso forme organizzate e differenziate di economia – ha spiegato il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho – Non tralasciato alcuna attività che possa produrre ricchezza».

Riti di affiliazione: così venivano cooptati i figli diciottenni

L’indagine Alchemia ha accertato, fra l’altro, la rituale affiliazione di figli di ‘ndranghetisti al momento del raggiungimento della maggiore età da parte degli affiliati alla cosca di CittanovaRaso-Gullace-Albanese” operanti in Liguria. L’inchiesta ha anche documentato la partecipazione a diversi summit mafiosi da parte degli indagati, sancendo così, secondo gli inquirenti, la loro intraneità all’organizzazione criminale di matrice calabrese e confermando il loro profilo di pericolosità e di solido collegamento con la «casa madre». Per gli inquirenti, l’indagine ha evidenziato ancora una volta il ruolo rilevante della Liguria nelle dinamiche e negli interessi della ‘ndrangheta nel nord Italia.

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