Per le italiane morte in Spagna risarcimenti-beffa: non avevano le cinture

11 Lug 2016 16:45 - di Redazione

È unanime sdegno in Italia per la decisione di una compagnia assicurativa spagnola di decurtare gli indennizzi per le famiglie delle studentesse Erasmus morte nel marzo scorso in un tragico incidente di autobus a Tarragona, in Catalogna. Scandalizzati i familiari delle vittime, che promettono battaglia, non per i soldi, che saranno devoluti in beneficienza, ma per lo scarso valore attribuito alla vita umana. A loro, in serata ha rivolto un pensiero il presidente del Consiglio Matteo Renzi, esprimendo “amarezza” e “rabbia”. Secondo lʼassicurazione le giovani vittime sono ‘colpevoli’ di non avere indossato le cinture di sicurezza, quindi il rimborso deve essere decurtato, per la precisione del 25 per cento rispetto alla somma prevista, già inferiore agli standard assicurativi italiani ed europei. Su quell’autobus in viaggio da Valencia a Barcellona il 20 marzo 2016 trovarono la morte 13 ragazze, sette delle quali italiane: la genovese Francesca Bonello, la torinese Serena Saracino, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Elisa Valent, Lucrezia Borghi ed Elisa Scarascia Mugnozza. Con loro, due ragazze tedesche, una rumena, una dell’Uzbekistan, una francese e una austriaca. Tutte tra i 19 ei 25 anni. L’autista aveva subito ammesso le proprie colpe confessando di essersi addormentato. Pochi giorni fa, le lettere con la proposta di risarcimento. “Una proposta che abbiamo rifiutato sdegnati”, afferma Alessandro Saracino, il papà di Serena: 52 mila euro – come informa il quotidiano La Stampa – con un deciso ritocco verso il basso perché le giovani (è la tesi dell’assicurazione) non stavano indossando la cintura di sicurezza.

“Hanno impostato la vicenda – spiega Saracino – come se le ragazze si fossero macchiate di chissà quale colpa. A quanto ne so, invece, le cinture le avevano, ma erano cinture addominali, non a tre punti, e quindi assolutamente inadeguate. Ma in quel Paese i risarcimenti sono irrisori: li hanno innalzati a gennaio nel 2016, ma rispetto ai nostri parametri sono ai confini del ridicolo”. Della stessa opinione il padre di Francesca Bonello, Paolo. “La vita di nostra figlia non ha prezzo perché nessuno ce la potrà restituire. Ma è assurdo decurtare un risarcimento del 25% perchè si presume che su quel bus lei non indossasse la cintura di sicurezza”. I familiari delle studentesse hanno più volte ribadito che “non si tratta di una questione di soldi” e che devolveranno i risarcimenti in beneficienza. “Quello che bisognerebbe sottolineare – commenta ancora Saracino – è che quella strada non era in buone condizioni. E che le indagini stanno procedendo con lentezza. Eppure, se siamo tutti in Europa, la sicurezza dei nostri ragazzi dovrebbe essere tutelata allo stesso modo in qualsiasi Paese, in Spagna come in Italia. Mi verrebbe da concludere che l’Erasmus, così com’è oggi, sarebbe da sospendere: è troppo pericoloso”.

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