Parigi, fermato un tassista: la bandiera dell’Isis sul telefono e esplosivo in casa

19 Lug 2016 13:31 - di Ginevra Sorrentino

È cominciato tutto con il fermo per un’infrazione, e da lì, come in un sistema di scatole cinesi, è emerso l’incredibile, e per questo un tassista, sospettato di aver messo a segno vari furti, è diventato un sorvegliato speciale, schedato con la lettera “S” che indica gli individui a rischio radicalizzazione.

Tassista francese nel mirino dei sospetti

L’ultima inconfutabile evidenza che lo assegna di diritto alla lista dei sospetti e possibili cani sciolti pronti ad agire sul fronte del terrore è l’immagine di una bandiera dell’Isis rinvenuta dagli investigatori sul suo telefono cellulare, trovata al primo controllo quando, nella notte tra domenica e lunedì, il tassista 23enne è stato fermato insieme a un amico di 20 a Sucy-en-Brie, nello sconfinato hinterland della capitale di Francia. Non solo: a quanto riferito da una fonte di polizia citata da France Tv Info, gli inquirenti, che sospettano l’autista di diversi furti, hanno trovato nella sua disponibilità anche documenti rubati – tre passaporti e due patenti di guida – elemento che ha indotto gli inquirenti a fare un sopralluogo presso il suo domicilio, opportunamente perquisito a stretto giro dal fermo dell’uomo. Lì la polizia ha trovato (e sequestrato) del materiale esplosivo, in particolare, dei candelotti di dinamite, detonatori ed esplosivi.

La bandiera dell’Isis sul telefono e gli esplosivi in casa

Il tassista di 23 anni era già noto alla polizia per furto, ma l’indagine sul suo conto si è ampliata e approfondita proprio lunedì, all’incirca intorno alle due di notte, quando il 23 enne e il suo amico ventenne vengono fermati per un’infrazione stradale. All’interno dell’auto vengono trovati documenti, passaporti e patenti di guida rubate il 14 luglio a Saint-Maur-des-Fossés, nell’hinterland parigino. Sulle prime gli agenti sospettano che il tassista strappi ai suoi clienti preziose informazioni sulla durata della loro assenza per poi andare a rubare in casa loro grazie all’indirizzo carpito sui documenti. Ma il controllo del telefonino e la perquisizione del suo appartamento hanno indotto gli inquirenti a cercare di più, ad arrivare a capire se documenti e esplosivi «fossero destinati ai furti o ad altri progetti». A conferma della opportuniutà di dubbi e sospetti, peraltro,  è trapelato che durante la perquisizione sarebbero stati sequestrati dalle forze dell’ordine anche diversi «documenti che lasciano pensare a una radicalizzazione» e a sue possibili estreme consueguenze.

 

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