Indagati i vertici Ferrotramviaria e il capotreno, Finanza in Regione Puglia

15 Lug 2016 17:46 - di Paolo Lami

Arriva una nuova tornata di avvisi di garanzia per lo scontro fra treni avvenuto il 12 luglio scorso nel Barese e salgono dunque a sei le persone indagate dalla Procura di Trani per il disastro ferroviario  in cui martedì scorso sono morte 23 persone.
Ai nomi dei due precedenti indagati, i capostazione di Andria, Vito Piccarreta, e di Corato, Alessio Porcelli, si aggiungono quelli di Nicola Lorizzo, il capotreno sopravvissuto del regionale 1021, il treno partito dalla stazione di Andria, ricoverato all’ospedale di Bari, e i vertici di Ferrotramviaria, il direttore generale, l’ingegner Massimo Nitti, il direttore di esercizio delle Ferrovie del Nord Barese, Michele Ronchi, e la presidente e legale responsabile di Ferrotramviaria Gloria Pasquini. Tutti accusati di disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo.
Nel registro degli indagati della Procura di Trani è stata inoltre iscritta la stessa società Ferrotramviaria ai sensi della legge sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.
«Stiamo ricostruendo le vicende e riteniamo di poter fornire agli inquirenti un quadro che chiarisca l’estraneità di Alessio Porcelli ai fatti contestati», si dice certo l’avvocato Massimo Chiusolo, difensore del capostazione di Corato.
Assieme al collega Francesco Addati, nominato difensore d’ufficio di Piccarreta, Chiusolo ha ricevuto il conferimento dell’incarico per lo svolgimento delle autopsie, che si terranno a partire da oggi, sui corpi dei tre ferrovieri morti nello scontro tra i treni. «Porcelli è distrutto – rivela il penalista – è una persona che vive in maniera drammatica questa vicenda».
Dal canto suo, l’avvocato Addati ha sostenuto di non aver ancora visto il suo assistito.
Le autopsie, previste per le 11 di questa mattina, sui corpi dei tre dipendenti di Ferrotramviaria (due macchinisti e un capotreno), morti insieme ad altre 20 persone nell’incidente ferroviario avvenuto tra Andria e Corato, «sono state sospese e rinviate alle ore 16» dalla Procura di Trani per consentire la notifica delle informazioni di garanzia ai nuovi indagati che hanno facoltà di nominare propri consulenti medico legali che possono partecipare agli accertamenti.
«Le autopsie – spiega il direttore di Medicina legale del Policlinico di Bari, Francesco Introna – sono state ritardate non per colpa nostra. Attendiamo – dice – lo start della Procura ma, a costo di restituire le salme domattina alle cinque e di lavorare tutta la notte, i tre corpi saranno presenti ai funerali che si terranno domani al Palazzetto dello sport di Andria: ho garantito al sindaco di Andria che non saremmo stati di intralcio alle esequie».
Nel frattempo, aggiunge Introna, «stiamo restituendo con difficoltà alle famiglie le altre salme». Le difficoltà, sottolinea, stanno nel fatto che i «parenti vogliono tutti rivedere» i propri congiunti. «E’ comprensibile – conclude – ma già ieri abbiamo fatto rivedere loro i propri cari, abbiamo finito alle 22».
La Guardia di Finanza di Bari ha avuto, nel frattempo, la delega ad acquisire atti presso Ferrotramviaria, Regione Puglia e «ovunque essi si trovino» sull’erogazione e la gestione dei finanziamenti europei e regionali relativi anche al mancato raddoppio della tratta Corato-Andria sui cui è avvenuto il disastro ferroviario. Il pm Michele Ruggiero, titolare del filone d’indagine, ha avviato accertamenti sui finanziamenti pubblici gestiti dalla società ferroviaria e sul contratto di gestione tra Regione Puglia e Ferrotramviaria.
Il filone d’indagine riguarda anche lo spostamento da un periodo di finanziamento (2007-2013) a quello successivo (2014-2020) dei fondi Ue per l’ammodernamento della tratta ferroviaria coinvolta nell’incidente. Secondo alcuni, lo spostamento sarebbe avvenuto per problemi legati ai permessi locali.
E proprio su questo aspetto si registra un attacco incredibile alla libertà di stampa: le associazioni degli archeologi annunciano una querela per diffamazione nei confronti di Libero e del giornalista Mario Giordano rei di aver scritto che «la tragedia del treno» è stata «causata da tre ciotole» e che è «tutta colpa degli archeologi» perché «alla Regione Puglia nell’ultimo decennio sono arrivati 1,7 miliardi per modernizzare i trasporti ma il raddoppio dei binari è stato bloccato per salvaguardare dei frammenti ceramici del Neolitico». Strillano alla lesa maestà le associazioni degli archeologici sostenendo che «l’archeologo responsabile della VIArch – valutazione di impatto archeologico, indicato sul quotidiano «e quasi trattato come un mostro ha semplicemente fatto quello che normalmente si fa in tutti i progetti delle opere pubbliche: ha segnalato la presenza di un sito di carattere archeologico».

 

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