I guai della Raggi: cari grillini, benvenuti in politica

5 Lug 2016 12:54 - di Giacomo Fabi

Benvenuti in politica, cari grillini. No, non è Roma che “fa la stupida”, siete voi che avete nun ce state a capì niente. Vi eravate illusi di poterla sfangare con la magia del web, dell’orizzontalità della rete, dell’«uno vale uno» et similia. E invece eccovi qui alle prese con il varo di una giunta amministrativa che già rischia di trasformarsi nel vostro piccolo Vietnam. Un battesimo a dir poco imbarazzante. Certo, alla fine la vostra Virginia Raggi una squadra purchessia al Campidoglio dovrà pur insediarla e la insedierà, questione di ore, ma – ne converrete – quanta fatica. Dite la verità: vi sembrava tutto più facile, più a portata di mano, anzi di dito, insomma di click, della serie “ora arriviamo noi e vi facciamo vedere come si fa”. Invece siete arrivati e ci state solo facendo ricordare come si faceva. Più che un missile lanciato nel futuro sembrate una vecchia Belvedere in gita nel passato. E che passato: veti incrociati, ripicche, diktat di improvvisati ras locali, vertici a raffica, e ora persino l’ultimatum dell’autorità suprema Beppe Grillo, cioè l’unico elemento che in questa farsesca vicenda impedisce di farvi catalogare come democristiani qualsiasi, detto ovviamente senza offesa per i democristiani, notoriamente allergici a capi e capetti.
Persino l’eloquio dei vostri dirigenti, tutto “onestà-tà-tà-tà”, risulta ora inceppato, legnoso. Di Maio, già compassato di suo tanto è vero che studia da statista all’Angelino Alfano, ora somiglia a quei fossili – tipo il calco di una conchiglia sulle Dolomiti – che ti aiutano a capire come è cambiato il mondo e come sempre cambia. Doveva capitare prima o poi. Non era in discussione il “se” ma solo il “quando” e francamente sorprende tanto anticipo sul programma. E ancor di più sorprende il “dove”, cioè quella Roma conquistata a furor di popolo e su cui ora rischiate di spiaggiare tutti insieme come balene impazzite. In definitiva, cara Raggi e cari grillini, più che il nuovo che avanza, sembrate l’avanzo del vecchio.

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