Parisi fa sul serio. Ma la strada è tutta in salita. Matteoli: «Non mi quadra…»

23 Lug 2016 11:54 - di Alessandra Danieli

Stefano Parisi fa sul serio ma la strada è in salita, non tutti dentro Forza Italia vedono di buon occhio un’eventuale leadership del candidato perdente a sindaco di Milano. Che in un vertice ad Arcore è stato sdoganato dal Cavaliere. «Un centrodestra moderno che possa competere con il centrosinistra renziano, senza dover inseguire i fantasmi del grillismo e del lepenismo e senza utilizzare nei confronti del presidente del Consiglio la stessa tecnica demonizzatrice usata per anni dal centrosinistra contro il centrodestra berlusconiano». Parisi spiega così, in un colloquio con il Foglio, la sua idea di centrodestra del futuro. «Lo dico – aggiunge – non solo per non regalare le prossime elezioni al Pd o al M5S, ma lo dico anche in vista del prossimo referendum. Non dobbiamo dare a Renzi la possibilità di dire agli elettori “votate la riforma costituzionale, altrimenti dopo di me ci sarà il diluvio”. Il programma? «Costruiamo una legge elettorale con una base proporzionale. Valutiamo finalmente l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Aboliamo subito il Senato e trasformiamolo in una Camera costituente. Dopo il no al referendum  c’è questo. Ci siamo noi, non c’è Di Maio». Quanto al partito fondato da Silvio Berlusconi, Parisi è convinto che «dovrà cambiare nome, statuto e regole interne, ma soprattutto dovrà assumere un nuovo modello organizzativo, basato sul modello del ’94».

Matteoli: non mi faccio fare tabula rasa

Ma tra gli azzurri crescono i malumori. «Se Parisi vuol venire a lavorare con noi, a darci una mano, ben venga. Ma lui sostiene che verrà per fare tabula rasa. Ora, sinceramente: io non mi faccio fare tabula rasa da Parisi». Tra i più irritati c’è Altero Matteoli, senatore di Forza Italia. «Di fatto – dice intervistato da Repubblica – Parisi propone qualcosa che c’è già stato, vale a dire lo schema del governo Monti. Il peggiore esecutivo della storia d’Italia. arla di rigidità dell’Unione europea, come Monti, mentre Berlusconi ha sempre detto che deve allentare i vincoli di Bruxelles. Ha detto che voterà no al referendum costituzionale, immaginando comitati contro la riforma, poi però ha spiegato che Renzi può anche restare anche se perde. Sinceramente così non va, non mi quadra».

Meloni: la sua sfida è dentro Forza Italia

«Le leadership non si annunciano ma si affermano. La sfida deve essere quella della partecipazione e del consenso e quindi serve trovare un metodo per la coalizione, se esiste la coalizione e trovare un luogo in cui quale si chiede ai cittadini quale è il modello più chiaro e il portabandiera migliore». Giorgia Meloni non fa sconti da Arezzo dove si trova per il lancio della campagna per il no al referendum sulla riforma costituzionale. «Parisi – ha spiegato la leader di Fratelli d’Italia –  sta giocando una partita per la leadership in Forza Italia. Sono dinamiche di un altro partito. Non ci metto bocca, ma rispetto tutti e guardo con interesse». Poi – conclude – se dice che dopo il referendum Renzi deve restare, allora faccia la campagna per il sì.

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