La Cina sbeffeggia la sentenza dell’Aia sulle isole contese: «È carta straccia»

12 Lug 2016 15:49 - di Augusta Cesari

Per Pechino è solo carta straccia la decisione del Tribunale internazionale dell’Aia che ha dato ragione alle Filippine nella disputa che l’oppone alla Cina sul controllo di scogli ed atolli strategici nel Mare della Cina del Sud. Secondo il Guardian online, “la sentenza accrescerà le pressioni diplomatiche su Pechino perché riduca la sua espansione militare in un’area giudicata sensibile”. Come spiega sempre il Guardian, la corte permanente di arbitrato (Pca), che dirime le dispute internazionali sui territori marittimi, ha deciso che gran parte delle aree rivendicata da Pechino – secondo cui il 90% delle acque del Mare del Sud le appartiene – sono in realtà acque internazionali. Nell’area ci dovrebbero essere riserve significative di gas naturale e di petrolio. Anche altri paesi dell’area, tra cui Vietnam, Malaysia, Brunei e Taiwan, ne rivendicavano la proprietà. Ma la Cina risponde “me ne infischio”. La Cina “non accetta né riconosce” la Corte permanente Onu di arbitrato sulla Legge del Mare e la sua sentenza sul Mar cinese meridionale, fa sapere Pechino in una nota diffusa dai media di Stato cinesi.

 La reazione della Cina: francamente me ne infischio…

La Cina “non riconoscerà o accetterà mai” il responso a suo sfavore deciso dal Tribunale dell’Aja , assicura il ministero degli Esteri in una nota che è la prima risposta ufficiale di Pechino. “La sentenza è nulla, invalida e non vincolante”, si legge. La sovranità territoriale, i diritti e gli interessi marittimi nel mar Cinese meridionale “non possono sotto alcuna circostanza essere affetti da queste sentenze”. La Cina “si oppone e mai accetterà richieste o azioni basate su queste sentenze”. Lo stesso  presidente cinese Xi Jinping ribadisce il concetto, come riporta l’agenzia Nuova Cina, nell’incontro con i presidenti Ue della Commissione Jean-Claude Juncker e del Consiglio Donald Tusk, in missione a Pechino per il 18/mo summit Ue-Cina.

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