Bimba morta in casa, un teste in aula: mentre moriva il papà cantava gioioso

13 Lug 2016 14:25 - di Martino Della Costa

È un orrore senza fine quello che sta emergendo in aula nel corso del processo sulla morte della bimba deceduta in casa nella notte tra il 26 e il 27 febbraio 2015, per un arresto cardiocircolatorio provocato da «grave disidratazione» e «iponutrizione cronica». Un orrore che oggi annovera anche l’ultimo inquietante risvolto: a detta di un teste sentito in aula, il papà della piccola, il giorno della sua morte, cantava gioioso…

Bimba morta in casa, teste dopo teste, ecco l’orrore della vicenda

«Nei giorni seguenti alla morte della piccola ho sentito venire dalla casa manifestazioni di euforia con il padre che cantava, c’è stato un momento per me incomprensibile di gioia da parte sua». Così un vicino di casa di Marco Falchi e Olivia Beatrice Grazioli, i genitori sotto processo a Milano per maltrattamenti in famiglia aggravati in relazione alla morte della figlia Aurora di 9 mesi avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 febbraio 2015, ha raccontato in aula il comportamento della coppia e soprattutto dell’uomo dopo il decesso della bimba. Dall’inchiesta, coordinata dal pm Cristian Barilli, è emerso che la bambina riceveva un nutrimento insufficiente, viveva in condizioni igieniche precarie ed è deceduta per un arresto cardiocircolatorio provocato da «grave disidratazione» e «iponutrizione cronica». Oggi in Corte d’Assise hanno testimoniato alcuni vicini di casa della coppia che hanno raccontato che i due chiedevano loro «latte e cracker», anche se poi, dopo la tragedia, avrebbero comprato tranquillamente un’auto nuova.

Ad ogni teste in aula crescono sconcerto e rabbia

Non solo: via via che scorrono le testimonianze in aula, la portata di crudeltà e di orrore esercitata da questi genitori alla sbarra sulla piccola Aurora assume delle proporzioni davvero incredibili. E allora, per esempio, all’inizio dell’udienza è stata sentita come teste anche la responsabile all’epoca dei servizi sociali della zona 6 di Milano, la quale ha riferito che la coppia (i due rischiano di essere condannati a 24 anni di carcere) «non si era mai rivolta a noi per chiedere aiuto». E ancora: un’anziana, che abita nel condominio di via Severoli dove i due imputati vivono ancora, ha spiegato che «lui andava in giro dicendo che non aveva voglia di lavorare e che vivevano con la pensione del suocero, mentre in una festa di vicini si erano presentati senza invito per mangiare a sbafo». Una volta, ha aggiunto la teste, «ho detto a lui fa freddo, copri la bambina, e lui ha mimato il gesto di darmi uno schiaffo». La donna ha raccontato anche che «la signora Grazioli disse a mia figlia che dava alla bambina da bere cinque bottiglie d’acqua e camomilla al giorno».

Le inquietanti ricostruzioni dei maltrattamenti

Una sequela di inquietanti ricostruzioni rese in aula, una dopo l’altra. Ancora un vicino di casa, in questo caso un filippino, ha spiegato a sua volta che un giorno «mi hanno suonato alla porta per chiedermi del latte per la piccola, ma noi avevamo quello normale, non quello per neonati». E un ennesimo inquilino dello stabile sentito tra gli altri, che abita nell’appartamento sotto quello degli imputati, oltre a raccontare di quelle «manifestazioni di euforia» di Falchi dopo la morte della piccola, ha detto che una vicina filippina gli raccontò «che per un motivo qualunque una volta Falchi le aveva dato in braccio la bimba, la quale, piccolina, puzzava, ma puzzava non in una maniera normale, tanto che la donna si affrettò a passarla nelle braccia di un’altra vicina». Lo stesso testimone, poi, ha sostenuto «spesso si sentiva gridare da quell’appartamento: la mia compagna  – ha aggiunto il teste – sentì anche la donna che diceva all’uomo di non dare alla bimba «quel latte scaduto». Sempre il testimone ha chiarito poi che dopo quel «momento per me incomprensibile di gioia» al momento del decesso della piccola, si sono sentite nei giorni successivi «tensioni e grida e una sera la signora Grazioli ha suonato alla mia porta e piangeva, dicendo che lui l’aveva picchiata». Il teste ha parlato infine anche di alcune «spese» effettuate dai Falchi (la coppia «faceva la questua con noi vicini») dopo la morte della figlia: «Hanno sostituito la caldaia e poi c’è stata quella cosa della macchina, erano sempre attorno a quell’auto per vedere che non avesse graffi o ammaccature». Da un documento prodotto agli atti dal pm era emerso infatti che i due imputati avrebbero comprato un’auto da 9300 euro «nel giorno stesso del decesso della bimba».

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