Viva viva la perfida Albione! Come cambia l’immaginario dei postfascisti

26 Giu 2016 10:23 - di Redattore 54

Il senso di una rivoluzione di gusti e preferenze nel pantheon valoriale del postfascismo nostrano (l’area di destra, sia quella postmissina che quella radicale) lo dà l’incipit del fondo sul Tempo di Gian Marco Chiocci (figlio di Francobaldo, già biografo di Donna Rachele Mussolini): “Che Dio benedica gli inglesi”. E già, non sono più da stramaledire gli inglesi. Quelli della Perfida Albione, nell’immaginario dei lontanissimi eredi del Ventennio, sono diventati i campioni del “sangue contro l’oro”, i paladini che hanno sconfitto l’usurocrazia di Bruxelles, che hanno assestato uno schiaffone indimenticabile ai plutocrati che affamano i popoli. Grondano retorica filobritannica i post esultanti dei “camerati” che, in odio all’Europa dei mercanti, dimenticano i pirati di Elisabetta I e riesumano i cavalieri della Britannia arturiana in cerca del Graal, dove il Graal stavolta è il referendum consultivo sui burocrati mai eletti da nessuno. Che parli il popolo, che il popolo si esprima, e mannaggia alla nostra Costituzione che vieta agli italiani di votare sui trattati internazionali. Ma non è, del resto, la stessa Costituzione della XII norma transitoria?

L’europeismo che fu di Almirante e Romualdi, degli slogan dei cortei del FdG (Europa, nazione, nazione sarà- americani a casa, cosacchi nella steppa), il mito dell’Europa imperiale di evoliana memoria il cui ultimo baluardo era il ghibellino Federico II,  l’Europa che si copre di un mantello di bianche chiese che sarebbe piaciuta a De Maistre, il patriottismo europeo di Drieu La Rochelle: tutto letteralmente travolto in poche ore e in pochi giorni dalla passione per i nuovi idoli, in testa Marine Le Pen, che fa il tifo adesso per l’uscita della Francia dalla gabbia asfissiante dell’Unione. Viva la Francia, allora, contro la Berlino di Frau Angela Merkel, colei che si permise di ridere di Berlusconi, l’affamatrice, la tiranna, la fautrice di un Quarto Reich (evocato in un pamphlet antitedesco di Vittorio Feltri) e che da giovane era pure “compagna” (funzionaria comunista, in effetti, della Germania Est).

La Berlino riunificata che non è più la città martire divisa in due dall’odioso Muro dei vincitori, l’emblema dell’Europa liberata dalla dittatura comunista, ma il cuore del complotto finanziario contro i popoli, la Capitale dell’Europa a trazione tedesca, l’Europa che i popoli rifiutano. Roberto Saviano, che i missini in gioventù li ha conosciuti, intuisce qualcosa di questo cambiamento profondo e se ne esce con un post contro il popolo che mandò al potere Hitler. Il popolo che ha anche torto, il popolo che quando vota non sempre ci azzecca, anzi qualche volta fa danni… Un post che rievoca le parole di Mario Monti: su temi complessi, meglio che il popolo non si esprima. Concetto ribadito in tv da Beppe Severgnini.

Ed ecco che la destra indignata si batte il petto per la democrazia vituperata e offesa, la democrazia non più “sifilide dello spirito” ma strada maestra per la libertà dei popoli, onda che dal basso può travolgere i timonieri della tecnocrazia apatride, con buona pace delle élite osannate da Vilfredo Pareto. I popoli, attenzione, non le masse, le masse che sono il “nulla” spengleriano. Le masse che si risvegliano e fanno la storia. Anche se i popoli, diceva il buon Nietzsche, non sono tutti uguali: ci sono i popoli forti e vitali, capaci di fondare nuove morali, e quelli impauriti e ripiegati su se stessi. Ed è tutto da vedere se con Brexit si fonderà un’Europa rinnovata o si daranno solo risposte ai timori degli ultrasessantenni sudditi di Sua Maestà.

 

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